LECCO – Fatale fu il post! Pare sia stata la troppa vicinanza a Fratelli d’Italia il fattore che non ha portato Lelio Cavallier al rinnovo come presidente di Lario Reti Holding.
Di qualche mese fa il gioioso post di Giacomo Zamperini con tanto di foto che ritraeva Cavalier in mezzo a tutto lo stato maggiore meloniano, in visita alla sede della società pubblica. Il tutto, come sempre, sopra le righe: visite di questo tipo, hanno notato in molti, si fanno a titolo istituzionale e non di partito, altrimenti si alimenta la malevolenza di chi vuole le società partecipate dai Comuni come riserva di caccia di politicanti in cerca di cadreghe.
Recente, infine, la visita di Cavallier in Regione Lombardia, sempre con una truppa tutta meloniana. Anche questo un passaggio non inosservato da parte del centrosinistra di Gattinoni che avrebbe dovuto confermarlo. Per non dire della comparsata a un evento di un circolo culturale della destra a Palazzo Falck a Lecco, qualche giorno fa. Cosa abbia portato il bravo presidente Lelio a tanto avvicinamento non si capisce, specie verso un partito che vanta pochissima esperienza in questioni tanto delicate come le società pubbliche e che gode di un piccolissimo credito tra i sindaci soci delle stesse.
Un po’ come affidare la propria sorte a una banda sprovveduta, nella speranza di sopravvivere: non da lui.
–
–
Del resto Cavallier non è mai stato in buoni rapporti con il dominus del centro destra lecchese, Mauro Piazza, che già tre anni fa ne aveva chiesto la sostituzione in una logica di turnazione dopo più di due mandati. Ma Lelio probabilmente confidava sul buon legame con Riccardo Fasoli, il sindaco sempre aspirante presidente qualsivoglia, con Antonio Rusconi, che pare lo abbia scaricato, e con Mauro Gattinoni, che invece ha preferito usare questa pedina di LRH per proprie strategie elettorali – come vi spiegheremo poi.
Così, alla fine, il presidente Cavallier, commercialista di rango, si è trovato senza puntelli né a destra né a sinistra. Gli va riconosciuto un grande lavoro in questi anni, serio e puntuale, che ha permesso a LRH di diventare una società ancora più solida e performante. Il tutto per un compenso ridicolo se paragonato al tempo profuso e alle responsabilità assunte.
Si iscrive ai tanti colpiti dalla sindrome meloniana lecchese: quelli avvicinatesi alle sirene zamperiniane che hanno conosciuto poca fortuna. Riccardo Fasoli che voleva la presidenza di BIM prima e Comunità Montana Lario Orientale poi, ed ebbe nulla. Davide Ielardi, che voleva la presidenza della Comunità Montana Valsassina, ed è rimasto senza nemmeno il posto in provincia dovendo escogitare di traslocare Colico in quella di Sondrio per avere ancora qualche spazio politico. Michele Peccati, rimasto con il cerino in mano dopo essere stato usato come ariete mentre si chiudevano i giochi sopra di lui per la CMLO, passando da “regista” a unico voto contrario nel giro di una sera…
Una lunga lista di “baci della morte”.
Ma questo di Cavallier rientra in una strategia precisa, un vero e proprio “scacco” che Gattinoni segna sul centrodestra lecchese in vista delle elezioni. Dopo aver messo fuori gioco Mauro Piazza, temuto avversario, attraverso il patto Molotov Ribbentrop con Zamperini (come questa testata vi aveva ampiamente anticipato) sfociato in un palese scontro persino tra i banchi del Consiglio Regionale, il Gatto ha pensato bene di eliminare un altro possibile contendente con qualche chance: Lorenzo Riva appunto.
È bastato far tintinnare davanti ai suoi occhi la bella presidenza di LRH al posto del sacrificabile Cavalier, per far dire di sì all’ex presidente di Confindustria, che pur in viaggio in Cina ha esclamato subito un convinto “ci sto” davanti alla profferta di un posto al sole e con poca fatica (vuoi mettere Ia campagna elettorale per fare il sindaco che poi magari la perdi anche…). E i fratellini d’Italia che pensavano di riscuotere le cedole delle obbligazioni contratte con il sindaco… si sono trovati con un pugno di mosche. Cornuti e mazziati, si potrebbe dire.
Il patto è sciolto, il Gatto ha incassato quanto voleva, azzera qualsiasi accordo, e veleggia spedito in una campagna elettorale già aperta dove non ha per contendenti di peso sul campo. Gli rimane forse da recuperare qualcosa sul fronte dei civici vicini a Virginio Brivio, ma anche qui sta già elaborando qualcosa di altamente riparatorio dopo i tanti schiaffi che ha riservato a quei mondi – dovendogli preferire, tatticamente e temporaneamente, un accordo con Zamperini e soci.
E le destre? Non sembrano bravissime nel gioco degli scacchi… per ora.
ElleCiEnne