LECCO – Nel tentato omicidio di Maggianico, potrebbero esserci del lavoro nero e dei litigi per il tipo di attività che veniva svolta al distributore di benzina dove, il 20 settembre di un anno fa, c’è stato un accoltellamento. È quanto emerso nell’udienza odierna in aula dove sono stati sentiti alcuni testimoni, tra cui il gestore del distributore di benzina del rione, dove è avvenuta la lite tra due magrebini e un pakistano, poi degenerata con il 21enne asiatico accoltellato da uno dei due nordafricani, finito in ospedale con una prognosi di 72 ore.
I due magrebini vennero arrestati; uno, M.E.B, 20 anni, difeso dall’avvocatessa Marilena Guglielmana è a processo per tentato omicidio davanti al collegio presieduto dal giudice Bianca Maria Bianchi, a latere Martina Beggio e Giulia Barazzetta, mentre la posizione dell’altro – 28enne – sarà definita davanti al Gup del tribunale di Lecco il prossimo 14 gennaio.
Oggi sono stati sentiti gli inquirenti, il medico che ha prestato le cure al 21enne ferito, il gestore del distributore e un amico dell’imputato. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, condotta dal PM Chiara Stoppioni, i due magrebini si sarebbero presentati al pakistano che lavorava al distributore di corso Bergamo a Lecco: ne è nata una discussione, quindi il 20enne magrebino avrebbe estratto un coltellino e ferito il pakistano. Il giovane – ora ai domiciliari – deve rispondere di tentato omicidio.
Il processo è stato aggiornato all’inizio del prossimo anno, quando saranno sentiti altri testi e l’imputato.
