LECCO – Dal Gatto al Gattopardo. Cambia tutto (o quasi) per non cambiare nulla.
C‘era una volta, nel lontano 2006, un governo cittadino guidato dalla “estrosa” Antonella Faggi e partecipato da un’alleanza di centro destra che allora aveva sigle tipo FI-AN/PdL-LN-UDC e raggruppava un fronte vasto e molto, molto eterogeneo.
Dietro alla prima cittadina che di lì a poco avrebbe sbroccato con cappello e paletta da vigile c’erano Daniele Nava come vicesindaco e poi una pletora di assessori (all’epoca funzionava così) tra i quali le signore Cinzia Bettega e Angela Fortino, il mestatore Beppe Mambretti e ancora il sempre padano Stefano Parolari e l’attuale borgomastro di Morterone Dario Pesenti. Quest’ultimo e Mambretti transitati negli ultimi tempi nel partito dei vincenti d’oggi, i Fratelli d’Italia.
Qualche connessione con il centro destra odierno? Sì, e mica poche. Scomparso l’agitatore che “tramò” riuscendo a far cadere tre anni dopo quella maggioranza, il mitico Bruno Colombo e sparito dalla scena politica Daniele Nava ritroviamo, confrontando figure varie di un ventennio or sono, personaggi immarcescibili quali il Mambre che oggi lavora per FdI al recupero sindaci verso i meloniani, altri “immobili” come i leghisti di ieri e oggi con Parolari e Bettega sempre sulla scena cittadina, la Fortino nel frattempo diventata riferimento lecchese di Forza Italia, l’alemanniamo-Destra sociale mai pentito Antonio Pasquini e per ultimo il volubile avv. Pesenti – attualmente impegnato nell’oneroso compito di amministrare il condominio-Morterone, affiancato da un pattuglione di destri dell’Alta Valsassina e in coalizione con nientemeno che il Partito Gay.
Insomma tanta gente ancora in sella, magari variamente riciclata (dimenticavamo l’immancabile Mauro Piazza, uno che potrebbe invitarti a casa all’insegna del “Vieni, ti mostro la mia collezione di tessere di partito“, già allora tra i protagonisti), tutti comunque interessati alla battaglia per Lecco 2026.
La quale contesa, grazie soprattutto all’ineffabile burattinaio meloniano Zamperini e alle sue trame neanche troppo celate con l’area PD che sostiene Mauro Gattinoni, pare avere un finale già scritto – vedi nostro recente editoriale: il Gatto resta a Palazzo Bovara, Zampe si prende la Provincia, con il nuovo amico Fasoli a presiedere (grazie a normative elettorali in divenire, la strada per il mutevole sindaco di Mandello si potrebbe spianare).
Vent’anni dopo, cambia tutto (con un PD in luogo di una leghista) per non cambiare nulla. Come protagonisti, comprimari e comparse e per una destra comunque felice.
Non per menare sfiga, ma al raccontino storico/politico manca il finale – del 2009 (per ora): una bella trama di palazzo che, grazie a 5 consiglieri di maggioranza “rivoltosi” Luigi Cereda, Luca Cesana, Nicola Borghetti, Roberto Di Gennaro e Giuseppe “Popo” Faggi firmatari delle dimissioni nello studio di Chirico, con i voti dell’opposizione fece cadere la Faggi portando allo scioglimento del Comune, al commissariamento e alle successive elezioni. Seguirono 10 anni di Virginio Brivio e – finora – cinque di Gattinoni.
Visti i tanti punti di contatto tra il 2006 che fu e il 2026 che verrà, il titolo veniva facile.
Sarà “profumo” di passato o come pare a noi il termine più appropriato rischia di essere “odore”?
ElleCiEnne
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