LECCO NON É LA CITTÁ DEL VINO,
MA L’ONAV É PIÚ ATTIVA CHE MAI

lorenzo colombo onavLECCO – “Una marea di serate, ma dal 2003 che mi occupo della provincia di Lecco sono riuscito a organizzare solo 5 corsi”. Lorenzo Colombo, delegato provinciale ONAV, Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino, ancora non riesce a spiegarsi perché il territorio lecchese sia il meno ricettivo di tutta la regione da questo punto di vista.

“Mi vergogno quasi a dirlo, ma è stato difficile raggiungere anche la quota minima di 25 partecipanti: il numero massimo è stato 18. E le abbiamo tentate tutte: abbiamo provato a organizzarli a Bellano, Mandello, Colico…ma non c’è stato niente da fare – ha raccontato Colombo – fortunatamente alle serate di degustazione partecipano molte persone da fuori”. Soddisfatto anche dell’ultima serata promossa a Pescate e dedicata al mondo del vino anche se, sen ne è parlato ma da un punto di vista diverso: lo strumento con cui viene degustato, il calice.

degustazione vinoOspite d’onore: Riedel, la cristalleria austriaca pluricentenaria, che si dedica da oltre 60 anni proprio a questo, ovvero alla realizzazione di calici da vino “varietali”, studiati in funzione di specifici uvaggi, al fianco di produttori e professionisti del settore. Marco Baldini, vice presidente vendite per il sud Europa della Riedel che ha condotto l’incontro, ha fatto scoprire a molte delle 43 persone presenti una prospettiva sconosciuta: le forme dei calici influenzano il gusto del vino.

degustazione vino baldini“E non sono i bicchieri a fare il miracolo – come ha spiegato durante la serata – è questione di fisica. Quando bevete, sentite dove cade il liquido sulla vostra lingua? Sulla punta, ai lati o inonda completamente la vostra bocca? Questo è fondamentale per determinare il modo in cui percepiamo il gusto delle bevande e, quindi, dei vini”. Viene introdotto così il concetto di “mappa” della lingua e di distribuzione delle papille gustative. “Il percorso degustativo” parte dall’acqua naturale versata freddissima, in modo da percepire istantaneamente il liquido sulla lingua, in tre bicchieri Veritas – nuova linea di calici Riedel – studiati il primo per il Pinot Noir/Nebbiolo (vini a buccia sottile), il secondo per il Syrah Old World (sì, perché c’è anche la distinzione tra Vecchio e Nuovo Mondo, un syrah australiano non può avere le stesse caratteristiche di un syrah francese, benché il vitigno sia lo stesso!) e il terzo per il Cabernet e i bordolesi. Prima prova superata. In base al bicchiere usato l’acqua è stata percepita sulla punta della lingua, in fondo al palato e su tutta la larghezza del palato. Poi è stata la volta dei vini: un pinot noir della pregiata cantina altoatesina Alois Lageder (per l’occasione un Krafuss del 2010), un syrah dell’azienda vinicola M.Chapoutier (Les Meysonniers del 2012) e, dulcis in fundo, un cabernet sauvignon nuovamente di Alois Lageder, il Cor Römigberg del 2006 (disponibile nella selezione “Rarum” , ovvero le annate storiche della tenuta).

Ogni vino emerge con pienezza, complessità, equilibrio solo nel calice giusto: cambiando il bicchiere, sembra mutare il contenuto. L’esperimento vale anche nell’abbinamento culinario, con due tipi di cioccolato Lindt (cacao 50% con peperoncino e cacao 70%). Il calice adatto amalgama il vino al sapore del cioccolato, viene così valorizzata l’eleganza del cacao con il cabernet o la spezia e il peperoncino con il syrah (vino speziato per sua natura), entrambi bevuti nei rispettivi calici; facendo il contrario o non usando il bicchiere giusto il risultato è sbilanciato, quasi sgradevole. Alla fine della degustazione gli ospiti erano un po’ spaventati: seguendo la logica Riedel bisognerebbe comprare tanti calici quanti sono gli uvaggi rossi esistenti, ovvero circa 1.370.

Baldini ha tranquillizzato il pubblico, la soluzione proposta da Riedel non è per fortuna quella di spendere migliaia di euro nei loro calici, ma di sensibilizzare i palati degli assaggiatori. Prima di arrabbiarci con un produttore perché la sua bottiglia costosa non soddisfa le nostre aspettative, controlliamo il bicchiere, magari è lui il “responsabile””. Anche Lorenzo Colombo ne è convinto:”Quando si dà la valutazione di un vino, si pensa di proporre al pubblico la bottiglia di quel vino e invece ho capito che non è così: ciò che stiamo proponendo è solo il contenuto del bicchiere”.

Elena Pescucci