LECCO/GIORNATA DELLA MEMORIA
SCANDITA DAL RICORDO
DELLE PAROLE DI PINO GALBANI

pino galbani 2LECCO – “Questi sono i miei ricordi, che conservo ancora nitidi dopo 53 anni dalla fine di quella agonia. Non è stato facile raccontarli, perché significa riaprire ferite che del tutto non si sono mai rimarginate”.

Ed è con i ricordi e i racconti di Pino Galbani che Lecco ha celebrato venerdì la giornata della Memoria.

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A prestare la voce a Pino, scomparso poco più di un mese fa, è stato il professor Angelo De Battista, che alla libreria “Parole nel tempo” di via Partigiani, raccontava: “Non è stato semplice convincere Pino a lavorare al libro – il volume 58881: Pino Galbani, un diciottenne nel lager di Mauthausen-Gusen – infatti per molti anni è rimasto in silenzio: spiegare perché gli altri suoi compagni non fossero tornati dalla Germania era un peso troppo faticoso. Solo quando hanno iniziato ad avanzare le tesi revisioniste ha sentito come un suo dovere quello di raccontare”.

Galbani non voleva far conoscere la sua vicenda personale, voleva spiegare cosa fosse successo in quegli anni: gli scioperi, i lager, i conflitti sociali del tempo e così il suo libro è diventato uno strumento con cui conoscere, attraverso la storia personale di un uomo, le circostanze che hanno portato alla distruzione dell’Europa e gli ideali con i quali si è tentato di ricostruirla.

giornata memoria2017_02“La speranza, ad esempio, è uno dei sentimenti più sentiti da Pino – continua De Battista – che anche nel libro ha voluto ricordare un aneddoto. Un giorno, a Gusen, assieme ad altri detenuti aveva violato una delle regole del campo e, una volta scoperti, si sarebbero aspettati di subire una punizione. Ma questo non avvenne perché la Ss che li aveva smascherati si era ricordata che durante la sua prigionia in Italia nella prima guerra mondiale era stata trattata bene. Pino era riuscito a trovare qualcuno che non aveva perso del tutto la sua umanità e per questo invitava sempre a non generalizzare e a non mettere etichette”.

Allo stesso modo, spesso ricordava che non avevano mai desiderato scoprire chi fece la telefonata ai fascisti che li fece arrestare: “Perché avremmo dovuto? – rispondeva Galbani su questo punto – Sarebbe stato un errore e una contraddizione. Vendicandoci avremmo solo allungato la catena dell’odio e violato il patto che ci eravamo fatti di lavorare per un mondo giusto e di pace”.

pino galbani“Non sono parole roboanti – conclude De Battista – ma toccano temi fondamentali e di cui oggi abbiamo molta nostalgia: la speranza che non muore, l’errore della vendetta, il non mettersi in primo piano. E questa, la giornata della Memoria, è un’occasione importante, non solo per ricordare le tragedie del passato, ma anche per vigilare sul presente”.

Uno dei tratti che emergono infatti in maniera più chiara e ricorrente nel libro e nei ricordi di Pino è il senso di precarietà della vita del deportato, la sensazione che la propria esistenza dipenda da un potere del tutto arbitrio che agisce senza principi. “Il potere nella nostra società, nei nostri ordinamenti c’è, ma deve rispondere a criteri che nulla hanno a che fare con l’arbitrio e al di là dell’esperienza limite del lager, questo è un principio su cui bisogna vigilare sempre”.

Manuela Valsecchi