LECCO/DISCRIMINATI GLI INDIANI?
IL TITOLARE: “PROVOCAZIONE,
MA DAVVERO NON NE ASSUMO”

obiettivo lavoro maròLECCO – “La mia è una provocazione, ma davvero non assumiamo indiani finché i marò non tornano a casa”. Cristian Sanvittori, amministratore unico di Obiettivo lavoro, spiega il motivo del cartello anti-indiani esposto sulla vetrata del locale che ospita la società, venuto alla ribalta nella giornata di sabato. Finché Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si troveranno sotto il controllo di Nuova Delhi l’imprenditore non vorrà vedere curricula provenienti dal subcontinente.

Come mai la decisione di affiggere il manifesto con la scritta che non assume indiani finché dura la questione dei marò?
Intanto quel cartello è fuori da qualche mese e sta facendo scalpore solo ora. È una provocazione perché non si sente più parlare di questi ragazzi, nè dai politici e nemmeno dai media. Io come normale cittadino ho pensato di attuare questa protesta.

Si potrebbe dire che è un’iniziativa un po’ razzista.
Assolutamente no. Obiettivo lavoro è una società che si occupa di gestione magazzini, pulizie e manutenzioni. Circa la metà dei dipendenti è di origine extracomunitaria. Non mi interessa il colore della pelle quando lavoro, ma solo la capacità.

Però così si generalizza la situazione con gli indiani, non trova?
marò indiani okNon dico che dobbiamo entrare in guerra contro l’India, ci mancherebbe. Ma non possiamo farci mettere i piedi in testa in questo modo. Sono italiano e orgoglioso di esserlo, trovo che siamo un grande Paese, ma sono triste per questa faccenda. Non mi capacito davvero del perché nessuno intervenga per riportare in Italia questi due ragazzi che si trovano in India ora. Non hanno fanno nulla, sono gli unici accusati di un delitto che quasi sicuramente non hanno compiuto. E si trovano là da quattro anni ormai.

Se arrivasse un indiano a cercare lavoro e dicesse che il suo governo ha torto a tenere i marò nel subcontinente, lei lo assumerebbe?
Credo proprio di no.

Il sindaco di Lecco Virginio Brivio ha detto che il suo è un gesto “pericoloso”.
Non vivo a Lecco, ci lavoro e basta. Ero anche in procinto di iscrivermi al Pd di Cantù, dove vivo, ma poi non mi piaceva molto l’ambiente. Comunque dico solo che se il sindaco avesse messo un cartellone fuori dal municipio con scritto “Liberiamo i marò”, probabilmente io non avrei messo in atto questa protesta.

Teme qualche intervento da parte del ministero del Lavoro o dei sindacati?
Da che parte stanno i sindacati? I marò sono ragazzi che stavano lavorando in India. Perché non li aiutano allora? In ogni caso mi prendo la responsabilità di tutto quello che sto facendo, senza nascondermi.

Fabio Landrini