LECCO – Dopo gli articoli sui media nei giorni scorsi e gli incontri che stanno avvenendo da parte di Silea SpA con gli amministratori dei Comuni soci, il Coordinamento Provinciale di Legambiente “ritiene opportuno sottolineare alcuni aspetti” che sono ritenuti essenziali in relazione al tema del forno inceritore da un lato e la rete di teleriscaldamento dall’altro.
Per quanto riguarda il forno inceneritore, è bene ricordare l’evoluzione dello scenario del ciclo dei rifiuti, per i quali si sta assistendo alla riduzione della loro produzione e a una crescente capacità di differenziazione e riciclo. Pertanto, appare inevitabile, oltre che inderogabile, la chiusura del forno inceneritore stesso alla scadenza fra poco più di un decennio dell’AIA. Partendo da questo presupposto, diventa evidente che il ragionamento su un’eventuale rete di teleriscaldamento debba considerare quali fonti di energia alimenteranno tale rete a seguito della dismissione del forno.
Come sostenuto anche durante il convegno di Febbraio alla presenza del proprio Direttore Generale Stefano Ciafani, Legambiente ritiene necessario progettare la rete di teleriscaldamento in modo che la stessa sia alimentabile quasi esclusivamente a fonti di energia rinnovabili. A questo proposito, giova ricordare che l’alimentazione integrativa a metano, ipotizzata attualmente, pur riducendo nell’immediato il numero di caldaie private, si basa ancora sulla combustione di una fonte fossile, ambientalmente poco lungimirante se consideriamo la vita pluridecennale che può avere una rete di teleriscaldamento e che deve dunque avere anche la strategia energetica ad esso relativa. Legambiente ritiene positivo che Silea stia tenendo in considerazione le fonti rinnovabili come opzione, ma ritiene che la concretezza di tale pianificazione debba essere provata da opportuni studi di fattibilità che mostrino sia la geometria con cui tale rete verrebbe poi realizzata, sia a quali fonti rinnovabili si sta facendo riferimento (pompe di calore, solare termico, biomasse) sia quale sarebbe il conseguente impatto infrastrutturale di una rete così costituita. Inoltre, si attende anche un inevitabile prospetto economico che ne dimostri la sostenibilità finanziaria.
In assenza di questi elementi, si ritiene che la rete di teleriscaldamento come finora descritta, anche per le complicanze infrastrutturali legate alla plausibile densità dei sottoservizi nei punti in cui si svilupperebbe, appaia di difficile e forzata realizzazione e meriti dunque una riflessione decisamente attenta e consapevole da parte dei Comuni soci.
In calce, una considerazione sulle biomasse: la sostenibillità di tale fonte rinnovabile va di pari passo con la struttura a km0 della propria filiera. Non è possibile pensare ad un’alimentazione a biomasse che non provengano dall’ambito territoriale, in quanto vi sarebbero impatti ambientali legati al trasporto che renderebbero vano lo sforzo di utilizzare un’energia rinnovabile. Invitiamo pertanto, dovesse essere questa ritenuta un’opzione, a tenere presente che è la struttura della filiera delle biomasse – oltre che la certificazione con i migliori marchi relativi alla sostenibilità della gestione forestale – a rendere eventualmente valutabile tale energia come un’opzione.
Coordinamento dei circoli di Legambiente della Provincia di Lecco