LETTERA/”BOSISIO E LE LEGGI
SULLA CARTA E SULLA PELLE”

Cara Lecconews,
la replica alla mia su Cospito e il 41bis del signor Germano Bosisio di oggi merita un’ultima risposta.

Le reciproche convinzioni mie e del sig. Bosisio son state già setacciate dalla crusca sulla quale conveniamo e con evidenza siamo arrivati entrambi alla farina che ci tiene divisi. Mi infarino e incrusco allora, per quest’ultima volta, su pochi punti che credo siano più importanti di altri e poi mi fermo qui.

L’errore proprio oggettivo che fa il sig. Bosisio nella sua esposizione è restare alla Legge scritta nei codici e non in quella applicata, preferendo gli alti ideali del pensiero per non vedere la sua applicazione nella carne viva della realtà e di chi questa Legge – in nome del popolo sovrano – se la ritrova addosso come un altro chiodo della croce.

A differenza degli studenti interpellati dall’ex magistrato Gherardo Colombo, io ho invece letto il 41bis in maniera diffusa, sebbene non mi permetto e nemmeno voglio sedermi al Banco della Corte.

Il 41bis è e soprattutto resta – come l’ergastolo ostativo – un supplemento di pena. Odio i supplementi di pena. Sempre. Quindi se il 41bis è – come è – quello che oggi i detenuti, compreso Cospito devono subire e subiscono, io senza se e senza ma dico che “non me sta bene che no”. E condivido la battaglia di Alfredo Cospito per la sua abolizione.

Se una Legge è ingiusta si lotta per cambiarla. Vorrei inoltre che tutti, senza bisogno di citare pensatori e santini, convenissimo che il 41bis in generale e per una persona come Cospito in quelle condizioni ancor di più, se fosse necessario un “ancor di più” , è sbagliato e disumano. Non appunto in punta di Diritto giuridico ma di civiltà. Alfredo Cospito lotta con il suo corpo e la sua disobbedienza, noi, più fortunati, con le lettere e la parola.

Senza per forza condividere le motivazioni, le scelte che l’hanno portato in carcere, e che hanno portato in carcere le persone ora detenute, qui si sta evidenziando un aspetto, un obbrobrio, che evidentemente il sig. Bosisio ha difficoltà a focalizzare: quello che succede dentro il carcere.

Qui non si vuole e non si chiede di essere solidali alla Lotta di Cospito fuori dal carcere, ma a quella dentro. È proprio perché ci si dice umani e altri anche cristiani che non si devono accettare comportamenti disumani da chi ci rappresenta. I supplementi di pena (verso chiunque) sono una porcheria da denunciare e combattere, contro chiunque li applica. Legge distorta o meno. Tantopiù se, e concludo, questo supplemento di pena e disumanità lo si vuol fare – e si fa – nel nostro nome.

Ps: sulla critica che i giornali locali non pubblicano spesso e volentieri le sue lettere come si lamenta il sig. Bosisio, io sono più dell’idea, quando capita con le mie, che il motivo sia più banale: non sono lettere interessanti. E non perché è censura, come vuole alludere, per le sue, appunto il signor Bosisio.

Paolo Trezzi

Lecco

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