L’INTERVENTO DI TREZZI:
“3,96€ L’ORA, STIPENDI
COMUNI E DI TRIBUNALE”

Cara Leccoonews,

Ieri il Giudice del lavoro del Tribunale di Milano ha sentenziato che uno stipendio di 3,96€/h non è dignitoso e quindi è anticostituzionale, nonostante rispetti un contratto nazionale siglato da Cgil e Cisl.

Il Tribunale, forte dell’art.36 della Costituzione – “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa” – ha fatto giustizia sostituendosi al mancato lavoro della politica.

La vergogna è che questo stipendio era legale. La vergogna è che i sindacati l’avevano firmato. La vergogna maggiore è che lo Stato aveva accettato contratti di questa entità economica.
Il problema e la vergogna è che questo contratto di 3,96€/h di una lavoratrice di un Istituto di vigilanza, su cui si è pronunciato il Giudice del Lavoro, non è un caso sparuto.
La vergogna è che di questi tipi di stipendi di qualche euro ne è l’infarcita l’Italia, ne sono infarcite le Aziende, ne sono infarciti gli Enti locali che si appoggiano su questi importi, dietro il paravento della legalità, per risparmiare sul Bilancio.

Dietro a contratti dei servizi sociali, di assistenza, cura, pulizia, appaltati o in coprogettazione ci campano Governi e Amministrazioni che li applicano, per poi magari farsi vanto ai quattro venti perché riconoscono €100 al mese in welfare aziendale.

Dove l’elemosina ha la farlocca maschera della Giustizia.
Da tempo e ieri il Tribunale si sta dicendo che lo sfruttamento del lavoratore è la prima forma di ingiustizia da combattere.
Solo i Diritti sociali quelli che differenziano e qualificano uno Stato, una Città, un’Amministrazione.

QUANTI NOSTRI COMUNI LECCHESI hanno direttamente o indirettamente lavoratori con paghe uguali o simili a quella appena giudicata dal Tribunale?

È urgente ed indifferibile che la politica metta un adeguato, dignitoso, salario minimo per Legge e un tanto doveroso, salario massimo.

Perché è un problema di retribuzione ma anche di redistribuzione.

Paolo Trezzi