LO STRANO CASO DI QUEL CONSIGLIERE CHE IMPEGNA LA GIUNTA A FARE UNA COSA GIÀ FATTA UN MESE PRIMA

Questo è lo strano caso di quel consigliere regionale che impegnò la giunta regionale a fare una cosa che aveva già fatto un mese prima.

Tanta deve essere la fame di visibilità e tanta la necessità di dare un perché al lauto stipendio di consigliere regionale. Così tanta da far accadere ciò che non si era mai visto durante le votazioni del bilancio regionale: presentare un ordine del giorno che impegna la giunta a stanziare soldi per apparecchiature medicali e sanitarie in favore dell’Asst Lecco, e fare anche tanto di comunicato stampa e di post social per rivendicare questo come una conquista personale, un obiettivo raggiunto, una medaglia al valore della propria attività politica e istituzionale.

Come a dire: “Ecco, vedete, se non ci fossi stato io questi milioni euro ai nostri ospedali non ci sarebbero stati, sono arrivati per il mio impegno”.

Peccato che la giunta, della stessa regione e della stessa maggioranza, avesse già deliberato (cioè deciso) un mese prima che quegli stessi soldi e per le stesse attrezzature andassero all’Asst Lecco. Non serviva nessuna richiesta, nessuno stimolo, nessuna spinta.

Era già tutto deciso, senza che nessuno ne rivendicasse improbabili paternità, ma sulla base della semplice richiesta di priorità che ASST aveva inoltrato alla Direzione Regionale Welfare qualche mese fa. Attribuirsi il merito di fatti già avvenuti sembra davvero l’ultima frontiera della politica nostrana, una sorta di rewind che inverte la normale successione temporale.

Questo è quanto ha fatto Giacomo Zamperini, che anziché chiedere alla giunta di fare qualcosa per il nostro territorio, ha pensato bene di mettere cappello su qualcosa che era già stato fatto.

Chissà.
Magari ha inaugurato una nuova moda tra chi è chiamato a rappresentare. Una moda comodissima, perché basterebbe stare immobili e poi rivendicare ciò che di buono è già accaduto per conto suo. Una moda che non possiamo applicare nelle nostre famiglie, nei nostri mestieri, nelle nostre aziende.

Perché nella vita reale, e dura, non è possibile invertire il tempo, come pare sia possibile tra i banchi comodi del consiglio regionale della Lombardia.

Il Lasco

 

 

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