L’OPINIONE: LECCO, LARIO E VALLI
TENUTE SOTTO SCACCO
DA UN CARTELLO PERICOLANTE

Deve far riflettere quanto accaduto venerdì 25 febbraio con il blocco quasi totale della viabilità nell’area di Lecco e su entrambe le direttrici di grande viabilità della superstrada 36.
Forte vento, ma non fortissimo, non un evento eccezionale, ha fatto sì che un cartello stradale posto sul “terzo ponte” di Lecco, quello della superstrada, si staccasse e, fortunatamente senza danni ad auto di passaggio, precipitasse sulla carreggiata.

Molti sostengono che si trattasse di un cartello danneggiato da mesi, probabilmente colpito da un mezzo pesante ma mai sostituito. Se fosse vero sarebbe un atto di negligenza che non può essere trascurato e deve essere sanzionato.
Un’indagine interna ad ANAS può facilmente chiarire la dinamiche ed eventuali colpe.

È successo venerdì a metà pomeriggio, prima delle 17.00, alle 22.00 il traffico sulla superstrada era ancora interrotto. Cinque ore per un cartello di lamiera di pochi metri quadri e per la messa in sicurezza della struttura di sostegno dello stesso.
Oltre cinque ore nel momento di massimo traffico della settimana, quando le persone rientrano a casa dal lavoro, quando i vacanzieri del fine settimana si spostano dall’area milanese e del Nord Italia verso il lago, la Valsassina, la Valtellina, la Valchiavenna e l’Engadina. Punto cruciale e ancor più sovraccarico a causa della chiusura per lavori della Statale Regina sulla sponda comasca del lago.

I tempi di percorrenza dei pochi chilometri nell’area sono arrivati fino a tre ore, nel mio caso un’ora mezza, da Parè di Valmadrera al lungolago di Malgrate, due chilometri, dalle 19.00 alle 20.30.

Cosa ha comportato tutto ciò, oltre all’inaccettabile disagio per le persone? Danni importanti per le attività economiche: i pubblici esercizi, ristoranti e bar, che sono stati subissati di disdette; le aziende di trasporto con maggiori costi di carburante e personale; le aziende di produzione con ritardi nelle consegne e nella chiusura dei reparti.

Difficile fare una stima dei danni causati dalla caduta del cartello stradale e dalla lentezza della soluzione del problema, ma considerando che ha impattato su Lecco, il lago, la Valsassina, la Valtellina e la Valchiavenna, per rimanere in Italia, ha rappresentato un danno economico ingente.
E solo per un miracolo non ha causato morti o feriti.

La mobilità, la mobilità sicura, sono elementi centrali nella vita quotidiana di ognuno e rappresentano per il sistema economico, dall’industria al commercio, al turismo, la condizione basilare per poter intraprendere con successo. Vale per le infrastrutture stradali, come per quelle ferroviarie e per quelle aeree.

Ciò che è successo lascia perplessi e preoccupati, perché il sistema nazionale e regionale sta investendo ingenti risorse sulla viabilità in vista delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, così tutti si sono chiesti che figuraccia internazionale e che danno ancor più grande potrebbe provocare un piccolo incidente come quello di ieri se si verificasse durante il periodo dei giochi.

È una grande responsabilità che chi ne ha competenza si deve assumere conscio della sua enorme importanza.
Chi lavora in quel settore è chiamato sempre a fare qualcosa in più, certamente alla diligenza, alla programmazione, alla continua ispezione. Sono convinto che nella maggioranza dei casi venga fatto, comprendo appieno la complessità di gestire una delle strade sovra provinciali tra le più trafficate d’Italia e d’Europa, strutturata con ponti e chilometri e chilometri di gallerie. Proprio per questo, per rispetto di tutti i lavoratori di ANAS, sarebbe importante capire cosa sia successo e perché è stato necessario tanto tempo per risolvere il problema e riaprire la superstrada.

Fabio Dadati
imprenditore e presidente del Consorzio Albergatori Lecchesi

In copertina, il cartello pericolante in una immagine di Google Maps dell’agosto 2021