“L’ULTIMA CENA” A CIVATE:
ALTRE PROVE NELLA GIOCONDA.
LA PAROLA AI RICERCATORI

sfondo-s3CIVATE – Il parallelismo tra il refettorio nel quale Leonardo da Vinci ambientò l’Ultima Cena e la Casa del Cieco, o monastero di San Calocero di Civate, è sempre più attendibile. Ulteriori le prove che ne accreditano la teoria del portale viestoriche.net.

La ricerca portata avanti dalla rivista storica è partita dalla questione della luce. Come spiega il direttore Dario Monti, “la luce è un dettaglio che passa spesso inosservato, così come gli sfondi, ma valutando attentamente l’opera ci siamo resi conto di come l’illuminazione provenisse dal basso, lo skyline offerto dalla finestra racchiude una porzione di lago e così ci siamo chiesti se non fosse proprio l’acqua la fonte di luce centrale del quadro“.

A questo punto, sono state valutate le località esposte a sud dei laghi briantei e la scelta si è ridotta alla zona del civatese, soprattutto in merito alla conoscenza di Leonardo di queste località e alla remota fama del paese alle pendici del Cornizzolo, soprattutto a metà dello scorso millennio, dove Civate contava ben tre castelli sul proprio territorio. Da Vinci era stato inoltre ospite a San Genesio, da cui ha eseguito alcuni disegni delle montagne lecchesi e conosceva bene il Monte Barro, dal quale si può godere di una vista sui laghi Briantei simile a quella utilizzata negli studi del Da Vinci per collegare il lago di Como con il Lambro attraverso i laghi stessi.

È da Civate che Leonardo ha preso ispirazione per il paesaggio? “Sembrerebbe di sì, seppure sia dipinta anche una montagna non visibile dal peaese, ma che riprende i confini della Bergamasca, che potrebbe essere stata osservata da una quota più elevata”.

Se Leonardo ha frequentato queste zone, resta fondamentale scoprire quale fosse la location della famosa Ultima Cena, anche qui “è evidente la similarità con l’antico refettorio della Casa del Cieco e – continua Monti – è stato del tutto indescrivibile il momento in cui siamo entrati nella stanza del piano terra e abbiamo capito di essere giunti alla soluzione”.

nodo vincianoDa Vinci ha preso quindi ispirazione dal monastero civatese, probabilmente anche in segno di riconoscenza per l’amico Ascanio Sforza. Ulteriore prova della somiglianza tra il refettorio dipinto e quello concreto presente a Civate, è stata appresa nel trovare un nodo vinciano all’interno della sala della Casa del Cieco, decorazione che corre lungo le travi del soffitto. Lo stesso nodo vinciano usato per i merletti intorno alla veste della Gioconda.

Ora tocca alla storia scrivere il proprio seguito. Le ipotesi sono state accreditate e a meno che non vengano smentite o finché non saranno ufficialmente riconosciute, sembrano dare a Civate la paternità dell’opera di Leonardo.

Martina Panzeri