MAGNI: “LA SCARCERAZIONE
DI FORMIGONI DÀ VALORE
AL GIUDIZIO DI CONDANNA

Mi fa piacere la liberazione di Formigoni dal carcere. Perché il carcere, non la pena, non è previsto nella nostra amata Costituzione. Niente è più lontano da me che la sua (di Formigoni) ideologia che trova nella sussidiarietà, ora, il suo massimo e costituzionale, quanto inutile vagito, per opera di una sinistra dimentica e smemorata, niente di più lontano dalla sua arroganza e iattanza di quasi trentennale “governatore” della Lombardia, niente che mi accomuni alla sua criminogena privatizzazione della sanità lombarda che tuttora perdura e si ammanta di “virtuosità” e che non ricorda tragici avvenimenti come quelli del “Santa Rita” e i quotidiani soprusi e potrei proseguire.

Questa liberazione non toglie nulla, ma aggiunge valore a un giudizio, lungo quanto definitivo di condanna del sig. Formigoni, dove senza dubbio alcuno anche la condanna processuale dovrebbe tendere a coincidere con la tragica realtà effettuale di corruzione, di cui ha confessato al giudice di sorveglianza?!

Ma niente è più confortante vedere che i giudici di sorveglianza, anche se non sempre per tutti i carcerati, e spesso a favore di privilegiati, conducono una meritoria opera di “demolizione”, seppur non sempre conscia, del carcere. Non della pena. Anzi il paradosso dei paradossi sta proprio nell’immaginare la pena connessa al lavoro (lavori socialmente utili?, come tutti i lavori peraltro) e svolti sotto la sorveglianza di enti di Volontariato.

Questo, di una progressiva abolizione del carcere, mi sembra il futuro, non certo la sciagurata idea di costruire nuovi carceri, inutili, quanto terribilmente costosi, come vorrebbero invece le “prefiche” che stanno al Nord ma che sono ben insediate anche al Sud. Del resto una sana e moderna lettura dell’idea del reddito di cittadinanza avrebbe dovuto sconfessare ogni idea di lavoro. Il lavoro, come detto da tutti i suoi ideologhi di destra o sinistra, non importa se sedicenti economisti, è la pena e la vera espiazione.

Per riassumere a proposito del sig. Formigoni, tra l’altro nostro cittadino, voglio ricordare il Comma tre dell’articolo 27 della Costituzione, che dice: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Non cancellano il processo e le sue verità. Cancellano invece l’idea che esiste identità tra pena e carcere.

Da qui dovrebbe nascere anche un progetto che trasformi in profondità, fino alla sua estinzione, il carcere di Pescarenico. Anche Lui nostro concittadino.

Alessandro Magni