MAXI-FURTO DI BICICLETTE
DA PESCATE A TUTTO IL NORD.
SGOMINATA LA BANDA. IL VIDEO

questura squadra mobile furto biciLECCO – Sono scattate questa mattina le manette per una banda di italiani e rumeni specializzata in furti di biciclette d’alta gamma.

Le indagini partite dal furto di 20 biciclette in un negozio di Pescate hanno portato la Questura di Lecco a individuare i responsabili di un’organizzazione criminale che agiva in tutta la Lombardia, prendendo di mira rivendite di biciclette ma non disdegnando a seconda delle situazioni anche abitazioni, automobili e furgoni sfruttati per compiere i loro colpi.

indagine sprinterTutto è cominciato proprio la sera del 30 settembre 2015 con il furto di due furgoni “Sprinter” da un’azienda di Vedano al Lambro, uno dei quali è stato utilizzato il giorno dopo per il furto a Mondobici di Pescate dal valore di 50mila euro. Proprio da questo episodio è scattata sul territorio lecchese l’indagine “Sprinter” che nel giro di tre mesi è riuscita ad individuare la potenziale identità di alcuni soggetti e a ricondurre loro diverse rapine: oltre a quella di Pescate, anche quella del 13 ottobre ad Albino (BG) di 5 biciclette per un valore di 15mila euro; il furto del 23 ottobre a Rozzano (BG), in cui il valore delle 50 biciclette rubate è di 200mila euro; quello di 5 giorni dopo a Como di 6 biciclette per 25mila euro. Durante l’arresto sono poi stati trovati altri oggetti sicuramente rubati, come occhiali da sole e navigatori di automobili (Passat e Tuareg prevalentemente) di cui si sta ora cercando l’origine. Dalla base operativa di Monza questi oggetti venivano poi spediti tramite posta regolare o trasportatori, non ancora individuati però, in Romania dove venivano rivenduti.

L’esame dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati e l’elaborato lavoro di analisi dei tabulati telefonici hanno svelato l’esistenza di un articolato sistema delinquenziale retto da quattro rumeni e un italiano, quest’ultimo, classe 1934, avendo delle competenze specifiche si occupava dei sopralluoghi, consentendo al resto della banda di rubare esattamente le biciclette di maggior valore. Tra gli altri c’era uno “stratega”, rimasto a piede libero, e la cosiddetta manodopera per l’attuazione concreta dei furti. L’autorità giudiziaria di Monza ha emesso cinque misure cautelari, tre delle quali sono diventate esecutive per A. G. S. rumeno del 1983, S. L. rumeno del 1981 e per  l’italiano P. D. Restano ancora due i soggetti, anch’essi rumeni, da ricercare. Da sottolineare che si tratta di persone presenti in Italia regolarmente, con una famiglia e dei figli, che conducevano una vita per molti aspetti normale, salvo appunto avere come attività principale quella di commettere furti.

Manuela Valsecchi