“MERITATE LA 3ª CATEGORIA,
IO NON METTO PIÙ UNA LIRA”.
DI NUNNO MOLLA IL LECCO

LECCO – “Lascio il Lecco in mano ai lecchesi, voglio vedere se mettono i soldi che portano nei paesi delle banane“.

Dal 9 maggio 2021 la famiglia Di Nunno non è più nel Calcio Lecco“: così il presidente bluceleste, Paolo Leonardo Di Nunno, apre la conferenza stampa dedicata al post-partita dello scontro playoff Lecco-Grosseto, terminato con un roboante 4-1 a favore degli ospiti.

È un patron amareggiato, deluso e arrabbiato quello che si presenta davanti ai microfoni per commentare la pessima partita e il triste finale di stagione. Ne ha per tutti: calciatori che “stanno già pensando al mare”, mister che è stato chiamato per vincere, ma “ha vinto due palle”, amministrazione comunale che non sostiene economicamente la società, “lecchesi miliardari che non sganciano soldi”, insomma, un misto di argomenti che portano tutti alla stessa conclusione: il Lecco è in vendita.

E non ci sarà un prezzo fisso, come spiega il prossimo ex presidente: “Penso ci vorrà almeno un milione e mezzo di euro, ma si tratterà con l’eventuale acquirente. Non voglio i 10 milioni che ho perso in questi anni. Accetterei anche se qualcuno volesse inserirsi a metà, dividendo la società con il sottoscritto”.

Un futuro ancora incerto, anche se l’ipotesi peggiore è stata spiegata da Di Nunno: “Da oggi il Calcio Lecco non si sa come finirà, io non metto più una lira. Se nessuno acquisterà la squadra, io non la iscriverò al prossimo campionato. La decisione è maturata da quando devo passare la notte a pensare dove raccogliere soldi per portare avanti questa società. Non posso fare rapine o spacciare per mantenere il Lecco. Se fossimo arrivati in B sarebbe stato diverso, avremmo preso diversi milioni dalla Lega e la situazione sarebbe cambiata”.

Andate in Terza Categoria, come meritavate – conclude il patron -. Lascio il Lecco in mano ai lecchesi, vedendo se faranno meglio di me. Voglio vedere la voglia dei lecchesi, che mettono i soldi. Voi lecchesi i soldi li portate nei paesi delle banane”.

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