METASTASI: MARIO TROVATO
IL ‘PADRETERNO DI LECCO’.
MANO PESANTE IN APPELLO

Tribunale MilanoMILANO – Sentenza da riformulare con condanne maggiori per il clan e per chi a vario titolo con il clan ha agito. Questa la conclusione a cui è giunto il Procuratore generale Laura Barbaini durante l’Appello del processo “Metastasi” chiedendo più di 110 anni di carcere per i 17 imputati. Le accuse, a vario titolo, associazione mafiosa, estorsione, rapina, riciclaggio, corruzione e turbativa d’asta.

L’ex sindaco di Valmadrera Marco Rusconi era presente in aula quando la procura ha chiesto pene più severe anche per lui: tre anni e mezzo di carcere, che assommano i due anni e sei mesi chiesti per corruzione e un anno per turbativa d’asta, mentre in primo grado il giudice comminò due anni per la sola turbativa. Sedici anni e sei mesi la pena richiesta invece per Mario Trovato (in primo grado 12 anni e 6 mesi), oltre a settemila euro di multa, per il reato di associazione mafiosa con l’aggravante della rapina e della tentata estorsione.

Le altre richieste: 11 anni per Massimo Nasatti, Antonino Romeo, Antonello Redaelli e Saverio Lilliu e 7 anni a Claudio Crotta. 6 anni per Alessio Ghislanzoni e Gaetano Mauri per essersi intestati dei beni in modo fittizio, 4 anni per Claudio Bongarzone e 3 anni per Gilvana Goncalves accusati anche di riciclaggio. Infine il Procuratore generale ha chiesto la conferma delle pene inflitte in primo grado a Rolando Trovato 3 anni; Giacomo Trovato (già all’ergastolo per omicidio), Stefania Shanna Trovato, Franco Trovato e Alexandra Ivanoskhova tutti condannati a 2 anni e otto mesi e per Gian Guido Mazza (2anni). Infine il Procuratore ha chiesto di revocare il dissequestro

rusconi e palermoNelle sei ore di requisitoria del Procuratore più volte è stato rilevato che “Trovato era considerato un Padreterno a Lecco“. L’udienza è servita per ricostruire i legami tra il clan e i vari esponenti e fiancheggiatori, i beni intestati in modo fittizio, quindi i ruoli ricoperti dall’allora sindaco di Valmadrera Marco Rusconi e da Ernesto Palermo, insegnante a Morbegno e consigliere comunale a Lecco che aveva legami coi clan e millantava di avere potere con l’amministrazione, anche nel caso specifico della vicenda di Paré di Valmadrera.

In modo chiaro sono emersi dinnanzi alla corte i contatti tra Palermo e Rusconi: in una intercettazione il sindaco, dopo un’informativa della Prefettura circa i sospetti sulla gara d’appalto al lido di Parè, dice: “Ho necessità di uscire su questa vicenda e di far capire cosa stiamo facendo”. Ed è con episodi come questo che il Procuratore motiva l’aumento di pena.

Tra le parti civili ha preso la parola l’avvocato Saporiti, rappresentante del Comune di Lecco, per associarsi alle richieste del Procuratore: “Ormai sempre più spesso nelle amministrazioni pubbliche si annidano figure insospettabili, che sembrano dare contributi positivi ma poi si scoprono collusi alle cosche”.