MONOPATTINI, “CON ENFASI
MA UN MEZZO FALLIMENTO”

Il comunicato stampa del Comune sulla sperimentazione dei monopattini elettrici in città è infarcito di un’enfasi immotivata superata solo, dal post su Facebook di AmbientalMente.

Purtroppo si vuol vendere un più che mezzo fallimento come un successo indescrivibile.

Provo a motivarlo.
Coi dati ufficiali.

Gli utenti registrati alla piattaforma necessaria per l’utilizzo dei monopattini sono 600 quelli attivi, però, non sono neppure la metà, 268 per la precisione.

Le corse in quasi un mese di sperimentazione sono state 591.
Con evidenza, oggettiva, poche o nulla.

Qualcuno può dire il contrario quando queste sono solo 2,20 corse a utente attivo in poco meno di un mese? Davvero?

Provo a spiegarmi:
Ho seguito per anni la mancata evoluzione, crescita e promozione, sulla base di dati e spesa, del bikesharing di Lecco – fortemente voluto e sostenuto negli anni – dal plurifallimentare assessore Campione.
Con dati, accesso agli atti, interviste, verifiche e prove.
Perché la mobilità urbana mi interessa.
Non sono quindi contrario a priori, tendo però a misurarlo non su intenzioni o spot elettorali e post di partito che mentono.

L’enfasi è davvero fuori luogo. In termini oggettivi.
Quelli di Ambientalmente addirittura fan credere che queste 591 corse, questi 3,28 km per singolo utilizzo, siano stati percorsi in sostituzione di utilizzi con l’auto e quindi CO2 e minor ingombro dello spazio pubblico.
E tutto questo senza minimamente valutare che può essere stato utilizzato anche, come è ovvio che sia, in sostituzione del bus e soprattutto dei piedi.

Insomma malgrado siamo abituati agli spot enfatici del Comune i dati invece dicono che casomai è un servizio utile ma non necessario, soprattutto se sperimentato/utilizzato in autunno.

Che il monopattino oggi è soprattutto di proprietà e comunque che soli 30 monopattini in poche aree urbane con obbligo di ritiro/consegna solo nelle stesse non è un servizio alternativo all’uso dell’auto ma del pedone o bici.

Che la continua mancanza di una segnaletica che favorisca l’uso della micromobilità urbana, a partire dalle bici (bike line, case avanzate, semafori intelligenti, zone riservate, dissuasori ect) nonché la mancata introduzione, sistematica, in area urbana, delle zona30, è una finta promozione della mobilità sostenibile.

Paolo Trezzi

 

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