TRA PROGETTI 3D, PRESSE
E STAMPI, 50 STUDENTI DEL LICEO GRASSI ALL’OPEN DAY STUCCHI

aristide zucchiOLGINATE – Primo open day della Categoria merceologica plastica, chimica e farmaceutica di Confindustria Lecco e Sondrio. Ad aprire le porte della propria azienda per gli studenti di due classi quarte del Liceo Scientifico “Grassi” di Lecco (una a indirizzo tradizionale e una di scienze applicate) è Aristide Stucchi, presidente della Categoria e della A.A.G. Stucchi di Olginate, fondata nel 1944 e ditta leader nel settore dell’illuminazione.

“L’iniziativa di open day per le scuole – spiega il presidente Stucchi – si inserisce all’interno del più ampio progetto nazionale di alternanza scuola/lavoro che mira a riavvicinare il mondo della scuola e quello delle aziende, due mondi che in Italia sono molto distanti tra loro. Oltre alle ore effettive di stage in azienda, anche iniziative come questa, infatti, entrano a far parte del conteggio totale di ore previste dall’alternanza. Inoltre – continua Stucchi – lo sviluppo dei rapporti tra scuola e sistema produttivo è uno degli obiettivi focali del mandato quadriennale del nuovo consiglio di presidenza di Confindustria“.

“Per noi è sia un impegno civico, di sensibilizzazione, affinché gli studenti possano approcciare in modo consapevole le proprie scelte formative al fine di collocarsi più facilmente nel mondo del lavoro, sia un investimento imprenditoriale, di promozione, per far conoscere concretamente la realtà delle nostre aziende, le loro esigenze e le professionalità che vi trovano impiego in modo da poter trovare in futuro le eccellenze da ‘portarsi in casa’. L’italia, nel campo dei rapporti tra scuola e lavoro, è passata da zero a cento in pochissimo tempo – prosegue Stucchi -. La normativa è ben fatta, ma nessuno ha pensato al problema della sua applicabilità. In questo senso Confindustria svolge un ruolo fondamentale di hub, di interfaccia tra le due parti. Ha anche avviato proprio quest’anno, insieme a Network Occupazione Lecco, un progetto di alternanza quadriennale che guarda al modello tedesco di alternanza per cinque anni che ha dato buoni risultati. Io sono ottimista, anche se dovremo aspettare trent’anni per vedere i frutti di tali iniziative”.

La visita ai diversi settori dell’azienda, con una superficie operativa di 36mila metri quadrati, è guidata dal direttore generale Giuseppe Riccardi e inizia nei modernissimi uffici della sala di progettazione: qui vengono progettati, mediante software 3D i vari componenti delle cinque famiglie di prodotto della Stucchi (illuminazione a binari, dissipatori, connessioni, componenti per illuminazione LED e portalampade tradizionali) e spesso ne viene realizzato un prototipo mediante stampante 3D per testarne la funzionalità. Da qui partono i progetti da mandare in sala stampi (l’attrezzeria o officina) in cui si realizzano gli stampi in acciaio per la produzione in serie sia delle componenti plastiche che di quelle metalliche.

binario sul rullo copia

Si prosegue poi proprio nel capannone della lavorazione di parti in alluminio in cui – spiega Riccardi – “si realizzano anche pezzi diversi dalla nostra  produzione tipica. Quello ad esempio è un pezzo delle macchine del caffè dei bar, e questo un parafango della Piaggio”. Qui grandi macchinari tagliano, scanalano, imballano, assemblano l’alluminio per creare, tra le altre cose, i binari per l’illuminazione dei negozi: 450 chilometri all’anno.

Poi il settore dei componenti di materiale plastico, in cui a seconda delle presse utilizzate e del tempo di lavorazione si producono piccoli pezzi di colore, forma e dimensione diversi. Tutto il processo è automatizzato, ad eccezione del controllo dell’idoneità del pezzo che spetta a un operatore. Subito fuori i grandi silos in cui sono contenuti le materie prime plastiche. Passa anche una navetta per il trasporto delle casse completamente automatizzata, senza guidatore che si muove seguendo un tracciato segnato da strisce gialle sull’asfalto.

magazzino automaticoImpressionante per le dimensioni e la completa automazione è il magazzino automatico: 13mila “EUR” pallets e tre macchinari per quasi una quindicina di metri di altezza, di cui cinque interrati. Si tratta di un magazzino autoportante, ossia il soffitto e le pareti sono state messe dopo gli scaffali, e con una propria logica di gestione, in grado di processare l’ordine di prelevare una singola piccola scatola, tra oltre 120 milioni di pezzi. Infine la sezione di assemblaggio dei componenti. L’introduzione del montaggio meccanico nel 1985 ha comportato un’accelerazione esponenziale della lavorazione: prima infatti i 600 lavoranti assemblavano al giorno 1000 pezzi ciascuno, ora le macchine montano 200 pezzi al minuto.

stucchi-grassi

Dopo quest’immersione nei rumori, negli odori e nei tempi dell’intero ciclo aziendale: dalla progettazione – col tipico ticchettio sui tasti dei computer – alla produzione e alla gestione delle spedizioni – con l’affascinante “slap” della macchina reggiatrice – i ragazzi del Grassi hanno ascoltato le testimonianze sul proprio percorso formativo e professionale di alcuni membri della Stucchi. In questo modo hanno potuto toccare con mano e nel dettaglio i percorsi, le competenze e le mansioni di diverse figure professionali: l’imprenditore Aristide Stucchi, Vera Valsecchi, responsabile della pubblicità e comunicazione, Christian Testori, ingegnere gestionale, all’ufficio acquisti, Monica Milani, membro dell’ufficio commerciale per le esportazioni e Michele Amati, ingegnere meccanico, alla gestione della lavorazione meccanica su alluminio. Ognuno proveniente da ambiti formativi differenti, alcuni ex studenti del “Grassi”, tutti con grande passione per quello che fanno, hanno sottolineato l’importanza dell’esperienza sul campo, della conoscenza della lingua inglese e di esperienze all’estero.

“A quest’età – ha concluso il presidente Stucchi rivolgendosi agli studenti – siete una spugna in grado di percepire qualsiasi cosa, avete una mente aperta e quasi nessuna responsabilità. È il momento per tentare e sbagliare a gratis. Ora potete fare degli sbagli sani, seguire quello che vi dice la pancia e mettere tutti voi stessi in quello. Dovete iniziare a imparare quella fatica che è indispensabile per ottenere i risultati che contano e confrontarvi con quelle sliding doors che la vita vi porrà davanti”.

 C. S.