LECCO – L’Orchestra di Bellagio e del lago di Como sarà in scena oggi, sabato 7 giugno, alle 15:30, nella preziosa cornice di Palazzo delle Paure in Lecco. Eseguirà ‘I racconti Mamma Oca’. L’evento si riallaccia ai racconti che hanno ispirato Maurice Ravel nel comporre l’opera ‘Ma mère l’Oye’ (tra cui ricordiamo, La bella addormentata nel bosco, Pollicino o la Bella e la Bestia), la celebre favola musicale nota a grandi e piccini, in un’originale versione ideata per questo evento.
In collaborazione con l’attrice Claudia Scaravonati, nota al pubblico anche del mondo dell’infanzia, con i musicisti dell’Orchestra di Bellagio e del Lago di Como diretti da Alessandro Calcagnile. Ingresso libero con offerta.
“Non ho mai sentito il bisogno di formulare, sia a uso di altri che per me stesso, i principi della mia estetica – disse Ravel – Se mi fosse richiesto di farlo, risponderei di essere propenso a identificarmi con le semplici affermazioni fatte da Mozart, che si limitò a dire che non c’è nulla che la musica non possa fare o tentare o descrivere, purché continui ad affascinare e ad essere sempre musica. Talvolta mi sono state attribuite opinioni che si riferiscono in modo apparentemente paradossale alla falsità dell’arte e ai pericoli della sincerità. Il fatto è che io semplicemente mi rifiuto in modo assoluto di confondere la coscienza d’un artista, che è una cosa, con la sua sincerità, che è tutt’altra cosa. La sincerità non è d’alcuna utilità se la coscienza non aiuta a manifestarla. Questa coscienza ci obbliga a rivolgerci ad un buon artigianato. Il mio obiettivo è quindi la perfezione tecnica. Posso lottare incessantemente per questo scopo, ma sono sicuro che non sarò mai capace di raggiungerlo. L’importante è di andarci ogni volta più vicino. L’arte, non c’è dubbio, ha anche altri effetti ma l’artista, secondo la mia opinione, non deve avere altro scopo”.
Questa affermazione di Ravel dà l’idea che l’ispirazione e la sincerità dell’artista, fondanti nell’ideale romantico, vengono sostituite per lui da quello che egli chiamava semplicemente “buon artigianato”. Però in alcune dichiarazioni Ravel pone invece l’accento sulla sensibilità musicale: ma è soprattutto in mille indizi della sua musica che si può intravedere come il volto mostrato dal nostro Maurice in pubblico fosse probabilmente una maschera dietro cui nascondere la propria sensibilità viva e vibratile ma pudica e riservata, sfuggendo le tentazioni del romanticismo e del sentimentalismo.
Nel 1910, quando Ravel decise di scrivere un pezzo per pianoforte a quattro mani da regalare a Mimi e Jean Godebski, figli di due suoi amici, fu naturale per lui rivolgersi a tre grandi favolisti francesi del Seicento e Settecento, cioè Charles Perrault, Madame d’Aulnoy e Madame Leprince de Beaumont: nacque così ‘Ma mère l’Oye‘. Ravel volge dunque il suo sguardo al passato, si appropria della musica d’antichi autori e la rielabora con distacco ironico.
A conferma dell’aspirazione di Ravel a confrontarsi con le restrizioni che gli venivano imposte dalle commissioni o da altri fattori esterni, ‘Ma mère l’Oye’ è concepita su misura per le modeste possibilità pianistiche dei due piccoli Godebski e si adegua con tenera partecipazione alla loro sensibilità, schiudendo un mondo di sogni delicati e accompagnandoli attraverso avventure misteriose, magie stupefacenti, sortilegi iridescenti.
Nel 1911, in vista d’una rappresentazione in forma di balletto, Ravel fece una trascrizione per piccola orchestra di questi “cinque pezzi infantili”, ne modificò l’ordine e aggiunse un preludio, quattro interludi e una Danse du rouet. Con un’ulteriore metamorfosi ‘Ma mère l’Oye’ divenne una suite da concerto da cui scomparvero le parti aggiunte per il balletto. Di tutto quel lavorio non resta traccia apparente e l’orchestrazione appare talmente idiomatica che a stento si crede che questa musica non sia stata concepita fin dall’origine per quei precisi effetti timbrici: capolavori di Ravel ma è sempre stupefacente sentire quante magie sia riuscito a trarre dal piccolo scrigno dell’immaginario fiabesco.