ORDINE ARCHITETTI DI LECCO:
ALDO BABORSKY FESTEGGIA
62 ANNI DI SODALIZIO

LECCO – “Mi sono iscritto all’Ordine degli Architetti di Lecco a 26 anni, appena laureato, e resterò iscritto fino a che lavorerò, anche dopo”. Così l’architetto Aldo Baborsky, 88 anni, corona 62 anni di sodalizio con l’Ordine professionale lecchese che, per l’occasione, gli conferirà un simbolico riconoscimento nel corso dell’assemblea ordinaria degli iscritti oggi, mercoledì 26 aprile, alla sede di via Achille Grandi.

“Sono davvero molto grato all’Ordine, che ritengo un punto di riferimento fondamentale per tutti i professionisti – ha dichiarato l’architetto – Per me oramai è un po’ come una seconda casa, l’Ordine mi ha visto nascere e mi ha accompagnato lungo il mio percorso. Per questo dico che resterò iscritto per sempre, anche quando smetterò di lavorare”. Nonostante l’età, infatti, Baborsky è ancora oggi operativo: “Solo quattro mattine a settimana – racconta seduto al suo tavolo da lavoro nello studio di via Macon – il mercoledì lo tengo libero perché fino a qualche anno fa era il giorno in cui facevo revisioni al Politecnico. Quando ho smesso ho deciso che sarebbe rimasto il mio giorno ‘milanese’”.

Pur cresciuto a Lecco, Baborsky si è infatti trasferito a Milano dopo essersi sposato: “Io amo Lecco, ma ho sposato una milanese che ha voluto rimanere in città, così mi sono trasferito… ma il mio cuore è qui. Avevo appena 13 anni quando sono arrivato con la mia famiglia da Fiume – ricorda –, l’attraversamento del ‘muro’, come lo chiamavamo noi, è qualcosa che non scoderò mai. Un soldato mi derubò dei miei francobolli con il timbro di D’Annunzio. Li avevo nascosti nella giacca, lui mi puntò un fucile addosso chiedendomi cosa avessi e me li portò via. Un furto che mi brucia ancora oggi. A ogni modo, Lecco è la città che ci ha accolti e che ci ha dato un’altra vita. Mio papà lavorava in Comune come impiegato nell’ufficio edilizia, io ho frequentato le scuole e poi il Liceo Classico. Ero, ammetto, molto scarso in italiano e greco, discreto in latino e molto bravo in matematica. La mia insegnante mi spinse a iscrivermi a Ingegneria, ma il giorno che andai a Milano optai per Architettura. C’erano più belle ragazze, mentre a Ingegneria erano solo uomini ai tempi! Scherzi a parte, mi affascinava come facoltà e amavo il calcolo strutturale”.

Dopo la laurea, Baborsky vinse una cospicua borsa di studio per la quale dovette seguire dei corsi nella facoltà di Ingegneria: “Fu un impegno importante, per circa un anno rimasi lì – dice – poi mio papà ha voluto che andassi a fare pratica dall’architetto Ruggeri che aveva studio a Lecco: da lui ho imparato molti calcoli, è stata un’esperienza fondamentale. A 28 anni ho aperto il mio ufficio in Piazza Affari, intanto stavo progettando e costruendo quelli che sarebbero diventati la mia casa e il mio studio per gli anni avvenire, in via Don Pozzi. Mi trasferii lì nel 1964″.

Tantissimi i lavori di progettazione e ristrutturazione firmati dall’architetto Baborsky insieme alle principali imprese edili della città e del territorio: tra i molti progetti si ricordano quello dell’Hotel Griso, svolto con l’Impresa Fagioli di Lierna, e l’intervento della casa dei Padri Somaschi a San Girolamo. “Per me è stato un onore poter lavorare a Vercurago, la tradizione di San Girolamo è storica e molto sentita – ha commentato – altri lavori che ricordo con piacere in città sono il condominio realizzato dall’Impresa Airoldi al Parco Belvedere, il fabbricato per i Fratelli Galli in via Caprera. Fuori Lecco ricordo un intervento a Cisano Bergamasco per l’impresa Luigi Chissotti e a Milano la sistemazione della Casa di Cura Capitanio”.

Non stanco, Baborsky ha continuato a collaborare con il Politecnico di Milano e nonostante la sopraggiunta età della pensione di rimanere ‘con le mani in mano’ non ci pensa nemmeno. “Fino a che la testa funziona, vado avanti”, sorride. Oggi in particolare si occupa di revisioni per verificare la conformità delle costruzioni alle NTC 2018 (Norme Tecniche per le Costruzioni): “Non le certifico come antisismiche – precisa – ma come conformi alle Ntc secondo l’ultimo decreto ministeriale o, se sono necessari interventi, dirigo le opere che servono per renderle conformi”.

Confrontando il lavoro di oggi con quello di un tempo, l’architetto commenta: “Un valore aggiunto, allora, era sicuramente l’eccezionale formazione dei geometri e dei capi costruzione, tutti diplomati in ingegneria edile. Insomma, c’era molta competenza e la normativa era meno ‘rigida’. Oggi, mi rendo conto, architetti, geometri e ingegneri lavorano con leggi complesse e restrittive, a volte ostacolanti. Vorrei dare un po’ di coraggio ai giovani: non abbiate timori, se avete una bella idea mettetela su carta che in qualche modo si calcola”.