CLASSIFICA OSPEDALI ITALIANI:
BENE IL MANZONI, PER L’ICTUS
E’ MEGLIO DI MILANO

IctusLECCO – L’analisi emerge attraverso la comparazione delle schede di dimissione guardando quelle di 1.200 ospedali nazionali. Lo ha fatto la rivista Wired su dati ufficiali del ministero della Salute o meglio dell’Age.na.s (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).

Che cardiologia sia una specialità in eccellenza nel nosocomio di Lecco lo sanno tutti e non fa neppure notizia; meno noto forse è che nella cura dell’ictus esiste una eccellenza assoluta con performance di sopravvivenza dei pazienti nettamente superiore alla media nazionale e alle prestazioni degli ospedali vicini (anche sul Mandic di Merate).

In molti parametri, che riguardano operazioni e cure tra le più diffuse, l’ospedale della nostra città se la cava proprio bene rispetto a quanto succede in giro per l’Italia.

L’inchiesta è a firma del giornalista Marco Boscolo apparsa sulla rivista Wired che ha organizzato una mappa e un motore di ricerca di facile fruizione.

Prendendo solo le percentuali dei decessi nel caso di  ricoveri al di sopra dei 100 pazienti si vede che a Lecco hanno questo andamento:
ictOspedali Wiredus, mortalità a 30 giorni  6,93% contro la media nazionale del 9,94%
ictus, ri
ammissioni dopo 30 giorni  4,45% contro la media nazionale del 10,88%
infarto del miocardio
sono sono pari al  7,81% contro la media nazionale del 10,95%
infarto del miocardio con PTCA  4,35% contro la media nazionale del 4,81%
bypass cardiaco  0,92% contro la media nazionale del 2,78%
scompenso cardiaco 6,82% contro la media nazionale del 8,79%
infarto del Miocardio, mortalità dopo 12 mesi  8,78% contro la media nazionale del 10,76%
frattura del collo del femore  5,39% contro la media nazionale del 5,91%
tumore al colon  0,65% contro la media nazionale del 4,25%
Non vi sono invece informazioni al riguardo di PTCA eseguita oltre 48h dal ricovero, BPCO riacutizzata, valvuloplastica, aneurisma addominale, tumore al polmone, tumore al retto che invece vengono esplicitate per gli ospedali maggiori.

OSPEDALEAndando a fare un confronto con gli ospedali più vicini all’interno della stessa azienda ospedaliera, il Mandic di Merate si comporta più o meno allo stesso modo, anch’esso al di sopra delle medie nazionali; pure Erba tranne che per l’infarto del Miocardio, mortalità dopo 12 mesi leggermente sopra la media (10,79% rispetto all’Italia 10,76%); buono anche il Sant’Anna di Como, che nella frattura del femore riesce a far scendere la mortalità all’1,38%. Sondrio invece ha ben tre parametri sotto media nazionale soprattutto nel campo dei tumori, bisogna anche dire che in Valtellina il numero di pazienti ricoverati è basso.

Per quanto riguarda gli ospedali milanesi sorprende il S.Raffaele che in cardiologia si lascia superare da Lecco (a parte per lo scompenso cardiaco dove realizza un 5,99% di decessi); il Niguarda ha andamenti simili al nostro ospedale (migliore la frattura la femore) e una eccellenza assoluta per il tumore gastrico (1,04% sul 5,88% nazionale).

Wired spiega che Age.na.s  tiene conto degli esiti delle cure su alcune patologie secondo standard utilizzati internazionalmente.  Queste statistiche servono per capire la qualità delle strutture e aiutano nella distribuzione dei finanziamenti.

L’inchiesta di Wired ha preso in considerazione 17 parametri tra cui la mortalità per frattura del collo del femore che offre un’idea della cura delle persone anziane.

“Per ognuno di questi indicatori -scrive Boscolo su Wired – ogni ospedale mostra un valore percentuale: l’indice di rischio. Questa variabile rappresenta la percentuale dei pazienti deceduti sul totale dei ricoveri effettuati. Un valore poi aggiustato, cioè corretto per rimuovere tutti i fattori che possono alterarlo a monte. Per esempio, l’età del paziente, la presenza di altre malattie durante l’operazione oppure la gravità delle sue condizioni. In questo modo gli ospedali di tutta Italia diventano davvero confrontabili”.

Avverte poi l’autore che dove i ricoveri sono maggiori e quindi si viaggia su numeri grandi la percentuale diventa più significativa: “Un piccolo ospedale con due pazienti l’anno e decessi non è comparabile a un grande policlinico con migliaia di pazienti e, ovviamente, più rischi”.

Nadia Alessi