PALMA (CREDITO VALTELLINESE):
“LECCO STA REAGENDO POSITIVAMENTE ALLA CRISI”

angelo palma credito valtellineseLECCO – “A Lecco ci sono molti imprenditori di valore che stanno reagendo in modo positivo alla crisi”. Lo dice Angelo Palma, presidente della Fondazione Credito Valtellinese durante l’incontro dal titolo “Salvare l’Italia con le imprese e con la crescita” andato in scena martedì pomeriggio alla Camera di Commercio di Lecco. “Il territorio lecchese è caratterizzato soprattutto dal settore metalmeccanico che sta reggendo abbastanza bene – continua – però la crisi è diffusa e la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, dilaga, il che è un problema sociale”. Il periodo di crisi strutturale che sta colpendo l’Italia è difficile da superare per le aziende. “Le imprese non sono in grado di oltrepassare la crisi da sole – spiega Palma –. Auspico in un aiuto del governo, che ora deve fare provvedimenti rapidi e adeguati. Anche l’Europa deve fare la sua parte, deve essere promotrice di investimenti strutturali come meccanismo per creare sviluppo”.

alberto quadrio curzioOspite eccellente dell’incontro è stato Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica all’università Cattolica di Milano, nonché vicepresidente dell’Accademia nazionale dei Lincei. “L’economia italiana negli ultimi vent’anni è stata sorretto dal sistema industriale – sottolinea Quadrio Curzio –. Come dice spesso Mario Draghi, il nostro paese è come il calabrone, che vola, ma non dovrebbe farlo. Il calabrone non fa voli lunghi, ma brevi: c’è bisogno di riforme urgenti da parte del governo, per poter volare di più”. Il professore spiega come l’industria italiana finora “ha supportato una serie di gravami che altri paesi non hanno”.

“Il manifatturiero italiano è stato capace di reggere diverse sfide – continua il professore –: l’euro, la competizione con i paesi asiatici e la complessiva efficienza della macchina pubblica italiana. La nostra industria ha resistito a tutti questi handicap, ma abbiamo ancora punti di debolezza a causa della dimensione delle nostre imprese. Solo due possono competere su scala mondiale, mentre moltissime sono piccole, con una decina di addetti”.