LECCO – Mercoledì 26 marzo, all’Auditorium di Officina Badoni a Lecco, si è svolta la presentazione del progetto ‘SAFE AT HOME’, finanziato da Interreg Italia-Svizzera, uno dei programmi di Cooperazione Territoriale Europea (CTE) utilizzati dall’Unione Europea per rafforzare la cooperazione tra Paesi confinanti. Un programma ricco di interventi, che ha dato parola al mondo istituzionale e al Terzo settore dei due territori, sottolineando l’importanza della collaborazione e della corresponsabilità di tanti e variegati attori per poter affrontare in maniera efficace una sfida complessa e urgente come quella dell’invecchiamento della popolazione.
Il progetto, che ha un valore economico complessivo 890mila euro e una durata di 30 mesi, a partire dal 1 gennaio scorso, vede coinvolti numerosi enti, tra cui, sul fronte italiano, il Consorzio Consolida (capofila), la Cooperativa COSMA Medici di Medicina Generale Lecco, l’Associazione Auser Leucum odv e L’Arcobaleno Società Cooperativa Sociale Onlus, operanti su tutto il territorio della Provincia di Lecco. Sul fronte svizzero, partecipano la ECAP Ticino Unia (capofila partenariato svizzero), ALVAD e Opera Prima, attivi nel locarnese e valli (Canton Ticino). Aderiscono al progetto anche ATS della Brianza, ASST di Lecco e il Consiglio di Rappresentanza dei sindaci della Provincia di Lecco (Ambiti di Bellano, Lecco e Merate).
“Il territorio lecchese vede l’avvio di un numero generoso di progetti Interreg e alla base di questo successo c’è il lavoro di soggetti estremamente brillanti e competenti in questo settore, ma soprattutto la loro capacità di fare rete. Questo progetto intercetta tantissime delle sfide di oggi e la natura sperimentale permette di provare dei modelli che poi potranno essere estesi in altre aree”, ha detto Mauro Piazza, sottosegretario Regione Lombardia con delega Autonomia e Rapporti con il Consiglio Regionale.
‘SAFE AT HOME’ si propone, infatti, di realizzare sperimentazioni congiunte nei due territori, per individuare modelli innovativi di servizi di cura a domicilio, in particolare nelle aree discoste. Gli obiettivi principali, illustrati in maniera approfondita da Raffaella Gaviano di Consorzio Consolida e da Furio Bednarz di Fondazione ECAP Svizzera, includono: integrazione socio-sanitaria con connessione e integrazione tra i servizi attivi, sostegno ai cittadini attraverso punti di riferimento competenti, individuazione precoce dei fattori evolutivi delle condizioni socio-sanitarie e predisposizione di modelli di intervento flessibili per il mantenimento delle persone al proprio domicilio; utilizzo della tecnologia per favorire l’accessibilità dei servizi per le persone con scarsa mobilità ma anche supportare il monitoraggio costante al domicilio, per individuare precocemente i fattori di rischio e definire modelli di intervento per il contenimento dei rischi; Capacity Building per rafforzare competenze nei professionisti e nei volontari, trasferire i risultati e lavorare in rete in modo integrato, migliorare le conoscenze del target (anziani e caregiver) per l’uso delle tecnologie a domicilio e definire nuove competenze professionali per la domiciliarità.
“La salute è un fenomeno complesso, non è una questione di sintomo/intervento/trattamento/farmaco/guarigione – ha detto il direttore Generale dell’ASST di Lecco, Marco Trivelli – Non siamo ancora così consapevoli che la salute è la sintesi di tante dimensioni, sociali e sanitarie, e questo è un dato di fatto. Questa concezione limitata di salute è alla base del fallimento di tante politiche e singole iniziative. Questo progetto invece lavora proprio su questo aspetto, insieme a quello della compartecipazione attiva del paziente alla sua cura”.
Anche Ruggero Plebani, coordinatore dell’Ufficio dei Piani degli Ambiti di Bellano, Lecco e Merate ha insistito sulla dimensione culturale dell’approccio alla cura: “La parola vecchio ci dà un po’ fastidio, ma nell’invecchiare ci sono tante dimensioni che invece vanno riconosciute e valorizzate, perché portano con sé esperienza, competenza, storia. La nostra è una cultura che parla di bisogni, e solo negli ultimi anni si è cominciato a parlare di desiderio, ed è proprio il desiderio delle persone che permette il cambiamento. La stessa parola paziente andrebbe messa in discussione perché l’uso delle parole diventa un approccio culturale alle relazioni”.
A chiudere l’evento l’intervento di Emanuele Manzoni, presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci della Provincia di Lecco: “Questo progetto non è solo interessante, ma esprime una visione condivisa e costruita con passione. È il risultato di un dialogo forte tra territorio, amministrazioni e realtà sociali e si inserisce perfettamente nella programmazione locale, evidenziando il valore del metodo. Non rincorrendo solo finanziamenti, ma costruendo percorsi che rispondano ai reali bisogni della comunità”.
F.S.