ISTITUZIONI PRIMA DI TUTTO: AMARCORD LECCHESE, ORA SOLO SALTIMBANCHI

LECCO – Tra i sindaci di buon conio ormai è un refrain, un amarcord di quando nella nostra provincia, prima di tutto, venivano le istituzioni.

Oggi non pare più così, basterebbe guardare lo strazio in corso nrella Comunità Montana Lario Orientale che fa seguito ai pasticci sui parchi di Barro e Curone. E i polsi tremano al pensiero di altri enti sovra comunali che verranno o ai rinnovi delle società partecipate. Il pensiero corre rapido a una specie di età dell’oro che fu inaugurata da Antonio Rusconi di Valmadrera (allora plenipotenziario del centro sinistra) assieme a Lorenzo Bodega (borgomastro di Lecco e uomo forte del centro destra): decisero che prima di tutto veniva l’interesse comune del territorio e degli enti locali, che una volta sono governati dagli uni e la volta dopo dagli altri.

Ecco allora un approccio bipartisan, di sostanziale condivisione di fondo di interessi comuni da preservare e perseguire, indipendentemente dai colori di partito. Qualcuno apostrofò il tutto come inciucio, ma di fatto quel metodo permise il prosperare di Provincia, Comuni, Vomunità montane, parchi, società partecipate come LRH e Silea. Un segno di maturità mica male. In quel solco, 10/15 anni fa, si mossero Virginio Brivio (prima presidente della Provincia e poi sindaco di Lecco) e Mauro Piazza (gran visir di quel centro destra locale che ha attraversato in lungo e in largo). Assieme posero le basi di fusioni societarie complesse e misero mano anche al cambio della guardia nella Fondazione Comunitaria Lecchese, con la sostituzione del potentissimo (e bravissimo) Mario Romano Negri, di cui dissero poi di essersi pentiti nei lustri successivi. Qualche bisticcio ci fu, specie sulle aziende dei servizi sociali, ma tutto sommato increspature.

Certo, lamenta qualcuno che le decisioni erano di pochi o pochissimi (cioè di due), però “le cose funzionavano senza intoppi”, ricordano oggi gli amministratori che già allora ricoprivano incarichi pubblici. Lecco era anzi additata come modello, dove si faceva “sistema”, il Sistema Lecco, appunto.

Oggi di quel sistema e modello, consociativo e pragmatico, sembra essere rimasto poco. Nuovi saltimbanchi solcano la scena politica locale, rivendicando bandierine, cadreghe e sgabelli, e chissenefrega delle istituzioni. Prima di tutto vengono gli interessi di parte, e poi, semmai, quelli di tutti. Un trionfo di personalismi dove la politica entra a gamba tesa, non per svolgere un ruolo di sintesi e coordinamento, ma soltanto per rivendicare spazi, anche se non è ben chiaro spazi per cosa.

Insomma, nella prima Repubblica c’erano i partiti, poi si è sopperito con il buon senso di alcuni, ora non c’è più una direzione.

Da cittadini possiamo solo sperare che le cose non peggiorino, che sia una fase di immaturità passeggera, che la democrazia prende qualche inciampo ma poi sa rialzarsi, e che arriveranno protagonisti nuovi capaci di fare meglio.

Il barometro delle notizie oggi segnala il peggio, ma come noto dopo ogni buio può tornare la luce. Solo un brivido ci pervade: quanto lunga sarà la notte?

ElleciEnne