Condivido in toto la riflessione del segretario nazionale Carlo Calenda, secondo cui:
1) Il referendum è ormai uno strumento di cui si è troppo abusato. Avevamo per tempo avvertito i promotori della possibilità di non raggiungere il quorum. Non ci hanno ascoltato perché quello che li interessava veramente non era vincere, ma avere un’affluenza da poter rivendicare politicamente. Ciò non è un modo irrispettoso di trattare l’esercizio del voto stesso che così diventa solo un costoso sondaggio;
2) Non si interviene via referendum su materie complesse come il lavoro;
3) Trasformare questo referendum in una consultazione contro la Meloni è stato un clamoroso autogol – come già avevamo detto – perché ha sommato i voti della destra con quelli dell’astensione;
4) Se la sinistra continua a farsi trascinare dalle battaglie ideologiche di Landini, Conte, Fratoianni e Bonelli non andrà da nessuna parte;
5) È forse tempo che i riformisti di qualsiasi schieramento prendano atto che occorre costruire un’area liberale lontano dal campo largo e dalla destra sovranista.
Aggiungo che è accaduto esattamente quello che avevamo immaginato: è andato a votare il 30% degli aventi diritto. Non è stato quindi centrato l’obiettivo di coinvolgere i cittadini su questioni di rilievo e passa ancora di più l’idea che andare a votare sia sostanzialmente inutile, con buona pace dei troppi cittadini che già disertato costantemente le urne.
Eleonora Lavelli
Segretaria provinciale Azione