LECCO – Martedì 15 luglio si è svolto presso la sede romana del Ministero delle Imprese e del Made in Italy l’aggiornamento del tavolo sul futuro del gruppo Riello, che in Italia conta circa 600 dipendenti, tra i quali 150 a Lecco. Come noto, due mesi fa la controllante Carrier ha deciso di mettere in vendita Riello, affidando a una figura (Advisor) la ricerca di profili utili alla cessione che, nelle dichiarazioni dell’azienda, dovrebbe trovare la sua conclusione entro la fine di luglio. All’incontro hanno partecipato anche delegazioni sindacali di FIOM CGIL Lecco, FIM CISL Monza Brianza Lecco e UILM Lario.
“Riteniamo inaccettabile – il commento dei sindacati – l’atteggiamento aziendale di arrivare a questo appuntamento – collegandosi tra l’altro da remoto e non presenziando di persona – senza le dovute informazioni in termini di: chi sarà questo succitato Advisor; quanti saranno gli investimenti utili alla prosecuzione strategica delle attività produttive; qual è il perimetro aziendale posto in cessione con le relative conseguenze occupazionali. La mancata trasparenza da parte della controllante costituisce una perdita di tempo rischiosa per il futuro di Riello e dà l’impressione che Carrier non sia realmente pronta a mettere sul mercato quel ramo d’azienda, generando quindi il dubbio che gli obiettivi dell’operazione non siano tanto produttivi quanto di carattere speculativo-finanziario“.
“Il 30 luglio prossimo a Lecco – anticipano – si terrà un nuovo incontro tra le organizzazioni sindacali, la proprietà, la Provincia e il Comune. L’obiettivo è sempre quello di instaurare un proficuo dialogo, nel solco delle corrette relazioni industriali, sugli aspetti occupazionali, di riqualificazione produttiva e di prospettiva nel mercato del riscaldamento industriale e civile. Non possiamo tuttavia nascondere la nostra forte preoccupazione: lo stabilimento lecchese, dove sono occupati in prevalenza impiegati e tecnici specializzati nella Ricerca e Sviluppo, è di fatto il cuore tecnologico di Riello, ma è proprio questa sua specificità a renderlo vulnerabile nel caso in cui il futuro acquirente decida di riorganizzare o accorpare le funzioni centrali. Non ci sono garanzie nè impegni concreti e così si rischia la dismissione, tanto più se si considera la generale crisi occupazionale che coinvolge il settore termoidraulico lombardo”.
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