RIGENERAZIONE INCARTAPECORITA.
IL FUTURO DELLA CITTÀ
È RESO COMPLICATO DAI FATTI

Cara Lecconews, è decisamente paradossale che il Comune inviti i cittadini a portare suggerimenti, idee, per la redigenda variante al PGT, il disegno Futuro della Città e, nei fatti, lo renda complicato e, fors’anche, inutile, avendo già discusso, negoziato e disegnato, in Uffici, Assessorati, segreterie, mai trasparenti verso i Cittadini, ben 25 Progetti di “Rigenerazione Urbana” tra grandi aree, stabili etc.

Chissà se contengono come è nel cuore e spirito della Legge veri, reali miglioramenti della vita delle zone già urbanizzate, nella sfera sociale, economica ed ambientale – inteso come ritorno al Pubblico, al Bene Comune – o è sempre, come sempre e forse per sempre questa Città, con i suoi palazzinari, rentier e troppi politici, ancora una volta, come da 40anni abbiam sotto gli occhi, un più semplice nuovo “sacco di Lecco”?

Il cuore pulsante che questi spazi rigenerati (non costruiti a fini abitativi) devono attivare è quindi valore sociale, ambientale ed economico pubblico non quello economico alle imprese.

Se lasciato a queste ultime e al refrain, già sentito in Aula “non vorremo altrimenti lasciare per altri 20anni quello spazio abbandonato?” incartapecoriranno la Legge, anche utilizzando il piede di porco dei “Protocolli di intesa tra pubblico e privato” .

Questi possono diventare per il privato il gioco delle tre carte come sotto i mezzanini della metro e vendere al pubblico una cosa non sua.

In cambio di verde che già è indicato nel PGT o nuovi collegamenti viari o sottoservizi questo, il privato, può così costruire il suo nuovo, facendo pressione, se serve, sull’Ente, che quasi mai ha saputo rispondere diversamente nei confronti del potere economico, trovando assessori e uffici tecnici spesso silenziosi, lasciando così solo le briciole al pubblico su zone di verde che già gli apparteneva.

Così che l’impresa, fintamente magnanimo appunto, non perda nulla perché dà spazio di verde che doveva già essere lasciato verde.

La rigenerazione urbana non significa perciò ricostruire un edificio fatiscente o costruire in un’area industriale lasciando del verde, ma significa non usare altro suolo e recuperare il già presente volume edificato, rispettandone le caratteristiche architettoniche precedenti.

Per ottenere i soldi messi a disposizione dallo Stato per il 2021-2034 i preposti Uffici tecnici devono controllare che si raggiungano questi obiettivi:

“riduzione dei fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché miglioramento del tessuto economico e ambientale di Lecco e territorio comunale”.

Se non raggiungono questi obiettivi, ed il rischio a Lecco è concreto, la Corte dei Conti può richiedere indietro i soldi “per uso improprio della Legge”. È buono quindi saperlo. Tutti.

Lecco era una città dove la Rigenerazione Urbana – nel 1853 fu già applicata a Parigi con il Piano Haussmann – poteva essere fatta nelle grandi aree industriali, le uniche che rappresentavano e permettevano l’Unità urbanistica della città frammentata nei suoi diversi piccoli comuni e anche la conferma della sua cultura industriale e sociale.

Lecco poteva essere un meraviglioso esempio di piccola Liverpool italiana. Poteva.

Oggi questa voluta segretezza, questa, abitudine che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi da 40anni, lascia presagire di un uso del suolo e degli spazi, dei volumi pronto per le solite maledette cementificazioni/edificazioni con in testa profitti privati grazie a un suo comodo e improprio uso e all’alimentazione politica continua che rigenerazione urbana sia anche quella speculativa della rendita privata e mai quella dell’edilizia sociale.

Paolo Trezzi