LECCO – La Fondazione Comunitaria del Lecchese esprime profondo rammarico per l’esclusione del sito di San Pietro al Monte a Civate dal progetto di candidatura Unesco degli Insediamenti benedettini altomedievali in Italia. Questo riconoscimento non rappresentava solo un obiettivo legato all’identità della Fondazione, ma un impegno concreto che ha coinvolto risorse, tempo e professionisti di alto livello.
Il percorso di candidatura ha visto l’interazione attiva con istituzioni come il Ministero dei Beni Culturali e la costruzione di una rete territoriale solida, con il contributo di due presidenti e cinque consigli di amministrazione della Fondazione. Per questa ragione, la Fondazione contesta le motivazioni del Ministero, che si ispirano alla valutazione di Icomos di un anno fa, ritenuta infondata su due punti principali.
In primo luogo, l’analisi di Icomos limita la centralità della Regola benedettina ai secoli VI-VII-VIII, ignorando che fu solo in epoca carolingia che la Regola divenne vincolante per tutti i monasteri europei, innescando importanti processi religiosi, artistici e politici. Il monastero di Civate, con il Maestro Hildemaro e il suo commento alla Regola, è al centro di questa dinamica storica, riconosciuta anche dal Ministero della Cultura.
In secondo luogo, Icomos ha scelto di includere nel progetto solo tre insediamenti dei primi tre secoli di vita benedettina, benché privi o con scarsi elementi materiali originali. Paradossalmente, questi siti sono stati dichiarati integri e autentici, nonostante conservino poco più che un ricordo storico privo di evidenze architettoniche coeve.
Secondo la Fondazione il territorio lecchese non riceve il giusto riconoscimento per un’identità storica e culturale forte, sulla quale la Fondazione continuerà a impegnarsi per una valorizzazione consapevole e duratura.
