LECCO – Quanto accaduto lo scorso 27 giugno tra il Banco BPM e i sindacati confederali desta molta preoccupazione anche tra i bancari della provincia di Lecco dove l’istituto di piazza Meda conta numerosi sportelli e un radicamento storico sul territorio. L’istituto bancario andrà avanti con quanto dichiarato nel piano industriale, con o senza accordi sindacali, garantendo comunque l’obiettivo dichiarato di 800 uscite nette. Lo ha annunciato il BancoBpm in una nota diramata poco dopo la scelta di First Cisl, Fisac Cgil e Uilca di abbandonare il tavolo di trattativa.
Situazione, come anticipato, che desta molte preoccupazioni tra i dipendenti lecchesi del gruppo bancario, confermate anche da Giancarlo Zacchi, sindacalista FABI appartenente alla segreteria di coordinamento del Banco BPM nonché segretario responsabile della sezione provinciale di Lecco della FABI.
“Sono molto preoccupato della situazione che si è venuta a creare. Trovo inopportuna – interviene Zacchi – una scelta del genere in un momento così delicato per i nostri colleghi. Le sigle confederali hanno pretestuosamente puntato i piedi sul numero di assunzioni da effettuare a seguito delle uscite di prepensionamento, non considerando il rischio di permettere all’azienda di mettere a terra il proprio progetto senza l’ausilio dello strumento del fondo esuberi e senza le tutele che in esso sono contenute oltre agli importanti risvolti sull’occupazione giovanile. Inoltre – prosegue Zacchi – a causa di queste situazioni si sono interrotte importanti trattative in merito agli inquadramenti del personale e sul tema, molto importante in questi anni, di welfare aziendale. Mi auguro – conclude il segretario lecchese – che vengano messi da parte questi atteggiamenti, che non solo non producono benefici, ma che addirittura possono essere deleteri per il bene dei colleghi”.