“IN PUNTA DI PENNA”:
IL RESTAURO DI STOPPANI,
E DELLE SUE PAROLE

stoppani reinaugurazione (7)LECCO – 25 ottobre. “Come noi, in base alla Geologia, possiamo dire con tutta certezza che la gran valle dell’Adda fu un giorno un braccio di mare, poi un ghiacciaio e finalmente un lago, così i tardi posteri, potranno dire, ugualmente argomentando, che questo lago, è diventato un semplice letto di fiume. (…) Finchè verrà tempo che, a furia di difendersi e di adagiarsi, la popolazione di queste amenissime sponde del lario, si troverà diventata, senza accorgersi, abitatrice di una gran valle, percorsa semplicemente da un fiume, che continuerà probabilmente a chiamarsi Adda da mille e mille più pacifiche e di noi più buone e più fortunate generazioni.”*

stoppani reinaugurazione (2)

Composta e ordinata la manifestazione di questa mattina, in occasione dell’inaugurazione del restauro del monumento in  memoria del caro Stoppani. Caro anche ai lecchesi lì casualmente, a quelli che non lo sapevano, alle famiglie nelle piazze del centro, a quelli seduti ai tavolini dei bar, indifferenti. O almeno così si spera. Ma ai diversi accorsi puntuali per scelta, l’inaugurazione ha davvero colpito nel senso civico e storico. Sul piedistallo del Fiocchi, la statua del Vedani, lo scultore che ne partorì la bellezza nel lontano 1925, sembrava dimenticata. Attorniata dall’esedra in mattoni e dalle due fontane, è ora tornata nel suo restauro, all’ordine minimo che gli si possa conferire.

Circondata questa mattina da un lodevole gruppo di autorità e di fronte a diversi concittadini, ha potuto essere omaggiata, oltre che dalla musica della Banda cittadina A. Manzoni, dalle parole del nipote Fabio Stoppani. Un intervento inaspettato, insolito per un discorso “di rito”. Succeduto alle parole dell’arch. Bianchi, la direttrice dei lavori e ideatrice del restauro, il nipote, milanese da due generazioni, ha lanciato chiari messaggi intrisi di provocazione. “L’abate non era solo un narratore, grande didatta e comunicatore. Amava la teoria tanto quanto il “fare”. Era spesso in conflitto con la burocrazia dello stato e tenuto nell’ombra, e a suo tempo prevedeva già due grandi problemi del nostro tempo: la profonda conoscenza del territorio che si abita, per gestirne i problemi e le trasformazioni geologiche e la questione delle energie rinnovabili, studiò infatti in maniera precoce le possibilità energetiche legate al petrolio”.

stoppani reinaugurazione (1)Poi l’abate alpinista, geologo, camminatore dei nostri sentieri. Silenzioso ascoltatore della natura e attento nello scrivere da scienziato, a non tralasciare mai l’amore per la terra. Dall’idea del restauro del 2013 ai lavori di quest’anno, si contano tanti nomi tra enti, aziende, professionisti, tutti strettamente uniti a un lavoro che ha reso materialmente dignità ad un’opera d’arte ma confidiamo tutti in una più viva e perché no, didattica riscoperta di un grande uomo di valore culturale ed etico.

Ma dov’erano poi gli studenti e i giovani questa mattina? Così come ci auguriamo, seguendo l’insegnamento di Stoppani, che la rete museale lecchese possa diventare quanto più attrattiva e aperta possibile, così come fece l’abate nel Museo milanese di Storia Naturale. Egli diceva “considerare il museo come punto di ritrovo e sapienza popolare”. Ai piedi della statua anche il solito rinfresco, delle motociclette Guzzi, qualche vela bianca a spezzare il blu acceso del nostro lago e il San Nicolò dorato, come gioiello tra le acque. “Appello per Lecco” si spera continui con tenacia e valore territoriale a riscoprire ciò che di più interessante abbiamo dimenticato, così come sta facendo. Intanto dietro i bei monti incorniciavano silenti e magistrali tante parole ricche di verità, che si spera, prendano vita nei gesti di chi ci governa.

Michele Casadio 

*cit. tratta da “Il Territorio di Lecco, cenno geologico” di A. Stoppani. Editore E. Bartolozzi in Lecco (1937).