“STOP AL GENOCIDIO PALESTINESE”, TEMPO DI BILANCI A CALOLZIO

CALOLZIOCORTE – Nella serata di martedì, il circolo Arci Spazio Condiviso di Calolzio ha ospitato un momento di bilanci per il coordinamento “Stop al genocidio palestinese” di Lecco.

Nato nel novembre 2023 in risposta agli avvenimenti del 7 ottobre, il gruppo ha come obiettivo primario quello di “denunciare il genocidio e l’apartheid che il popolo palestinese sta subendo”, come spiegato dall’attivista Corrado Conti.

“Crediamo che, anche dopo il cessate il fuoco recentemente proclamato, il conflitto continuerà; il genocidio perpetrato da Israele è solo all’inizio e seguirà i tanti stermini a cui abbiamo assistito negli anni, come quello del Rojava e quello dei migranti nel Mediterraneo. Il governo israeliano incarna il sogno dell’estrema destra europea, rappresenta uno stato che rifiuta il pluralismo etnico e culturale”, ha dichiarato Conti.

A spiegare l’organizzazione e le azioni del collettivo è Domenico Alvaro: “Il nostro gruppo è composto da circa 40 persone, tra cui molte donne, che si riuniscono frequentemente per organizzare le iniziative da mettere in campo. Dalla nostra fondazione abbiamo organizzato 12 presidi nelle stazioni e nelle piazze principali della provincia e vari cortei, con la preziosa collaborazione del giornalista Duccio Facchini, con cui abbiamo parlato della produzione di armi per Israele sul territorio in sala Ticozzi. Abbiamo inoltre organizzato 7 eventi di raccolta fondi tra cene e aperitivi, che ci hanno permesso di raccogliere donazioni importanti: 3500 euro inviati tramite l’associazione Amici Bergamo Palestina per l’acquisto di un’ambulanza per Gaza, 750 euro per l’associazione milanese a Gaza Vento di Terra, 15900 euro al progetto “Gaza chiama Lecco risponde” e altri 7mila euro donati da lecchesi che grazie al nostro lavoro hanno donato direttamente al progetto”.

Il cuore del progetto “Gaza chiama Lecco risponde” è stato illustrato da Arianna Russo: “In Palestina le scuole sono prese di mira dalle forze israeliane perché rappresentano una forma di resistenza per i giovani palestinesi, che attraverso lo studio esercitano una forma di emancipazione. Per questo stiamo sostenendo il progetto di Mohamed, un giovane ingegnere che, dopo gli studi presso l’università cinese di Dalian, nel 2021 è tornato dalla famiglia a Gaza e ha costruito una tenda-scuola nel campo profughi di Nuseirat. La tenda ospitava 175 bambini, ora ridotti a 90 perché molti sono tornati a nord del campo per cercare la loro casa e non possono tornare per la loro sicurezza. I bambini sono organizzati in 3-4 gruppi di studio suddivisi in maschi e femmine, con molti momenti di ritrovo”.

“Purtroppo – spiega Russo – la tenda, dal costo di 900 dollari, è stata colpita dalle bombe e necessita di altri 900 dollari per le riparazioni; inoltre le famiglie di questi bambini hanno bisogno di aiuti per il vestiario, il pasto giornaliero e l’elettricità, che a Nuseirat è disponibile solo sulla strada principale. Tutte queste risorse non entrano facilmente nella Striscia, e al suo interno raggiungono prezzi proibitivi.
Noi riusciamo a dare loro un aiuto tramite la piattaforma GoFundMe, che ci permette di far arrivare direttamente a Mohamed il denaro per le loro famiglie, senza passare da organizzazioni internazionali”.

Tramite un filmato si sono poi visti gli effetti che il lavoro del giovane ingegnere sta producendo in un territorio dilaniato dalla guerra, con momenti di gioia e socialità anche per questi bambini.

Per capire la portata di questa azione, Michele Piatti ha dato alcune cifre del genocidio in corso: “Al momento il conflitto ha causato 44580 morti, oltre 500mila feriti e oltre 10mila dispersi sotto le macerie; di tutti gli ospedali nella Striscia, il 47% è accessibile solo parzialmente, mentre 14 sono completamente inaccessibili, risultato di attacchi mirati a strutture ospedaliere e ambulanze. Un altro grave problema è quello della malnutrizione, con 7mila persone che ne soffrono di una forma acuta o grave, varie complicazioni e ricoveri”.

Passando al territorio nazionale, Davide Sacchi e Corrado Conti hanno sottolineato che “la guerra viene preparata dai governi occidentali e in particolare da quello italiano”: “In Italia sono presenti tristi eccellenze per le armi, come Leonardo, che tra i maggiori azionisti ha lo Stato; anche a Lecco ci sono grandi produttori come Simecon ( che ha inviato 6 milioni di euro di materiale d’armamento verso l’India, finanziatrice di Israele), Invernizzi Presse (che nel 2023 ha prodotto 500mila euro di materiale bellico) e soprattutto Fiocchi, che si nasconde dietro la caccia e lo sport ma ottiene i maggiori profitti dalla produzione bellica. Da notare anche gli istituti di credito che finanziano direttamente queste aziende, come Unicredit, Intesa, BPS e Deutsche Bank, solo alcune che traggono profitto dall’export di armi”.

Un metodo per combattere questo sistema è quello del BPS, “boicotta, disinvesti, sanziona”, che include il boicottaggio delle attività economiche che favoriscono e forniscono beni e servizi a Israele: il coordinamento ha organizzato alcune manifestazioni mirate come quelle all’esterno del McDonald’s e del Carrefour di Lecco e, a spiegare i dettagli di BDS è l’attivista Giorgio Danieli: “BDS è un movimento globale a guida palestinese, nato da più di 170 associazioni nel 2005, che esercita strumenti di pressione contro le ingiustizie. Il movimento effettua campagne di boicottaggio mirate, il metodo più efficace per i risultati, come quella contro Carrefour, che ha una partnership con Israele in Cisgiordania attraverso aziende che vendono prodotti all’interno delle colonie.
BDS chiede di ritirare gli accordi con questi intermediari, sospendere la vendita dei prodotti provenienti dalle colonie e terminare il sostegno logistico alle truppe dell’Idf. Altri appelli sono andati in porto: assicurazioni Axa ha ritirato gli investimenti dalle banche israeliane, mentre Puma ha ritirato la sponsorizzazione alla squadra di calcio israeliana”.

Flavio Tosi ha infine evidenziato in un discorso il fatto che Israele, nei riguardi della pace con i palestinesi, ha “inaugurato il disinteresse verso le decisioni degli organismi internazionali”, che recentemente è stato riproposto anche dal nostro paese riguardo il caso Almasri.

A conclusione dell’incontro, Corrado Conti ha voluto ricordare che “la lotta a sostegno del popolo palestinese è una condizione necessaria e non sufficiente per condurre le lotte di liberazione di tutti i popoli, anche del nostro, dalle oppressioni”.

Michele Carenini