SULLE STRADE DI LECCO,
RUBRICA DI TOPONOMASTICA:
IL PATRIOTA FABIO FILZI

via-fabio-filzi-cartinaNome della via: Via privata Fabio Filzi.

Rione e posizione della via: Acquate, strada che collega via Tagliamento a corso Promessi sposi.

LECCO – Per il XXII episodio della nostra rubrica ‘Sulle Strade di Lecco’ torniamo a parlare di grandi patrioti italiani e concentriamo la nostra attenzione su un grande soldato: Fabio Filzi.

Nato in Istria il 20 novembre 1884 da genitori di origini trentine e proprio qui si trasferì quando il padre ottenne la cattedra di filologia classica a Rovereto. Il giovane Fabio entrò presto in contatto con gli ambienti irredentisti tridentini tra il 1901 e il 1903. Intanto nel 1902 a Rovereto aveva portato a termine la carriera scolastica e dopo aver svolto il servizio di leva all’interno dei cacciatori di Salisburgo, nel novembre del 1906 si recò con il fratello Ezio a Graz, per unirsi agli studenti italiani che manifestavano, dove restarono entrambi feriti negli scontri di piazza. Questo non fece altro che aumentare la forza del suo patriottismo che sfociò nella diserzione allo scoppio della Grande Guerra e al conseguente arruolamento all’interno dell’esercito italiano.

fabio-filzi

Subalterno di Cesare Battisti fu catturato dagli austriaci insieme al suo comandante durante la spedizione per occupare il monte Corno. Riportato in territorio austriaco fu impiccato per alto tradimento il 12 luglio del 1916.

“Nato e vissuto in terra italiana irredenta, all’inizio della guerra fuggì l’oppressore per dare il suo braccio alla Patria, e seguendo l’esempio del suo grande maestro Cesare Battisti, combatté da valoroso durante la vittoriosa controffensiva in Vallarsa nel giugno-luglio 1916. Nell’azione per la conquista di Monte Corno comandò con calma, fermezza e coraggio il suo plotone, resistendo fino all’estremo e soccombendo solo quando esuberanti forze nemiche gli preclusero ogni via di scampo. Fatto prigioniero e riconosciuto, prima di abbandonare i compagni, protestò ancora contro la brutalità austriaca e col nome d’Italia sulle labbra, affrontò eroicamente il patibolo”. Questa è la motivazione ufficiale che gli valse la medaglia d’oro al valor militare del Regno d’Italia, un grande soldato e soprattutto un grande italiano.

A.G.