LECCO – “Antagonisti” che amano utilizzare le virgolette nell’intento (fascista nei modi) di etichettare il “giornalismo” lecchese, raccontano così la propria versione dei fatti di ieri, lunedì, quando il loro spezzone di manifestazione contro la fiaccolata nera allo stadio si è staccato dalla corposa iniziativa “ufficiale” dei progressisti e ha provato a entrare in contatto con i nostalgici – che commemoravano i caduti repubblichini.
“Che cosa è successo ieri sera a Lecco? Una grande dimostrazione di vero antifascismo da parte della cittadinanza – scrive oggi la Brigata Francesca Ciceri dopo i fatti accaduti il 28 aprile in città -. Con la promessa di proporre più avanti un’analisi più profonda e dettagliata, adesso vogliamo raccontare i fatti, ciò che è effettivamente successo, contrariamente a quanto scrivono certe penne del ‘giornalismo’ lecchese“.
“Lunedì Lecco si è mostrata nuovamente e fieramente antifascista – aggiunge la nota – Una trentina di “camerati” ha voluto omaggiare i 16 fascisti delle brigate nere che, esattamente 80 anni fa, furono giustiziati per aver sparato a tradimento sui partigiani, dopo che i repubblichini avevano esposto bandiera bianca in simbolo di resa, nella tragica “battaglia di Pescarenico”. Ma di fronte a qualche fascistello protetto da un ingente dispiegamento di polizia, più di 300 lecchesi hanno deciso che non bastano solo le rievocazioni storiche e i presidi simbolici per difendere la memoria Antifascista della città Medaglia d’argento per la Lotta di Liberazione, e hanno tentato di impedire lo svolgimento dell’infame commemorazione“.
“Partite dal presidio indetto dall’ANPI, centinaia di persone sono risalite per corso Matteotti, trovando il primo sbarramento della celere – continua la Brigata Ciceri – Determinati nell’obiettivo di non lasciare spazi di agibilità a chi vorrebbe tornare a 100 anni fa, il corteo, che via via si rinfoltiva di giovani, sindacalisti, pensionati, studenti, lavoratori e membri di partito, si è diretto in via Balicco: a seguito del secondo sbarramento a protezione dei fascisti, il corteo, imboccata la strada del Caleotto, è stato manganellato una prima volta davanti al Monumento ai Caduti sul lavoro“.
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“A questo punto, impossibilitati nel raggiungere lo stadio, le centinaia di lecchesi sono arrivati davanti al Comune, dove si stava svolgendo il Consiglio comunale. Nuovamente la celere, impedendo il confronto con i consiglieri, ha bloccato gli antifascisti e li ha ferocemente manganellati. Di fronte alla violenza istituzionale, dopo un pomeriggio di ribellione cittadina al rigurgito neofascista, il corteo si è riunito di fronte al monumento “In memoria dei Caduti lecchesi della lotta di Liberazione, a gloria dei morti e a monito dei vivi“. Quindi, dopo la grande giornata di lotta, si è sciolto alle 20.30 – conclude la Brigata Ciceri – Da questi fatti traiamo la consapevolezza di stare dalla parte giusta della storia, la stessa di chi 80 anni fa insorse contro il nazifascismo, la guerra, la miseria e le deportazioni. Abbiamo dimostrato che l’antifascismo non può restare una vuota ricorrenza, ma un fuoco da preservare da ogni tentativo reazionario e da alimentare nelle lotte“.
Fin qui la ricostruzione dei fatti da parte degli “antagonisti“, che qualcuno definisce “anarchici” (piacciono anche a noi le virgolette, quando le definizioni si riferiscono a realtà “approssimative“). Ora però qualche dettaglio mancante nel “comunicato stampa” della Brigata Francesca Ciceri: i famosi “antagonisti” hanno cercato di entrare a palazzo Bovara, diciamo così “non invitati”, tentando di forzare il cordone di Polizia che proteggeva l’accesso al municipio. Per chiarire il loro concetto di “confronto con i consiglieri“, va detto che la motivazione del tentativo di irruzione stava nel voler contestare al consiglio la presunta autorizzazione ai neofascisti da parte del Comune – colpevole ad avviso degli “antagonisti” di aver permesso ai nostalgici di rievocare i caduti della RSI.
Purtroppo per loro, le cose non erano andate così. L’unica ordinanza del Comune in materia era quella che imponeva di lasciare liberi gli stalli (parcheggi) in zona stadio dalle 17 alle 22 di lunedì, stante la manifestazione di cui sopra (autorizzata DALLA QUESTURA). Morale, la famosa “Brigata Francesca Ciceri” ha sbagliato mira, andando a contestare chi non aveva autorizzato alcunché e accuratamente evitando il confronto con la ben più “pericolosa” Questura di Lecco.
Per finire citiamo, senza far nostra, la battuta di un “benpensante” – sempre rigorosamente tra ” “, che in materia ironizzava stamattina in zona Cantun di Ball sugli straordinari eventi lecchesi del giorno prima: “Certo, avessero saputo che dovevano sfondare il cancello di corso Promessi Sposi, mica ci provavano, ‘sti eroi…”.
ElleCiEnne
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