VOCI E STRUMENTI IN GUERRA,
LA MUSICA PER VIVERE
NEI 110 ANNI DEL ROTARY

concerto grosso rotary (7)LECCO – “Amicizia, professionalità gratuita, servizio di solidarietà, pace e fratellanza tra i popoli”. Questo è il Rotary secondo le parole dei rappresentanti intervenuti per il “Concerto Grosso” tenuto nell’Auditorium della Camera di Commercio di Lecco al quale l’organizzazione ha invitato il Coro Grigna dell’A.N.A. Lecco, il Coro Alpino Lecchese e la Fanfara di Lecco, sostenuta dalla famiglia di Guglielmo Colombo.

Tre esibizioni musicali d’elevata qualità che senza dubbio rappresentano la nostra città e lo spirito alpino che contraddistingue la gente lecchese, sempre partecipe e vicina ai suoi cori, alla fanfara (giovane formazione strumentale di Bersaglieri sul territorio dal ’97) e alle bande. Un repertorio generalmente legato alla testimonianza poetica della Prima Guerra Mondiale, che porta in sé speranze, drammi, disperazione, momenti di storia e di tragedie da non dimenticare.

Nelle parole, accompagnate dalle armonizzazioni per lo più dei maestri Giuseppe Scaioli e Francesco Sacchi, le storie dei giovani soldati che hanno lasciato il loro sangue alle trincee, alla terra, alla neve. Vite che, come in tutte le guerre, cadono per volontà politiche sempre giustificate. Ma sul terreno dei combattimenti, impauriti e spesso indifesi e improvvisati, “la meglio gioventù” sopravviveva grazie al canto, ai racconti delle proprie case, alle storie del paese natìo.

concerto grosso rotary (1) coro alpini

Ecco allora che il Coro Grigna ha aperto la serata, diretto da Riccardo Invernizzi, con quel canto così rappresentativo e semplice, sobrio e d’effetto nello stesso tempo, “Era una notte che pioveva,… mentre dormivo nella tenda il pensiero alla mia bella. Ma l’obbligo di stare lì, a difendere i compagni da un nemico che il destino ci aveva posto davanti,…” fino alla marcia Trentatrè, a dire la fierezza e l’orgoglio di poter rappresentare l’Italia alle armi, passando per “Monte Pasubio” dove lenta saliva la marcia degli Alpini stremati e stanchi. Quindi il seguito al Coro Alpino Lecchese, diretto da Francesco Sacchi che ha raccontato le aspre montagne su sui si sono susseguiti alcuni tra i combattimenti passati alla storia e quindi Monte Canino, Monte Nero, Sui Monti Scarpazi, Ta Pum.

I cori hanno reso pienamente la testimonianza di un momento storico continuamente da riportare alle nuove generazioni e sul quale è necessario continuare a ricercare ed approfondire, perché solo il tempo riesce a sviscerare anche gli aspetti più nascosti di una guerra. E dopo la spiegazione delle attività umanitarie del Rotary, vivaci, dinamici e potenti i Bersaglieri della Fanfara di Lecco. Giovani pieni di grinta e di fiato, per ricordare la fondamentale presenza dei corpi strumentali all’interno delle varie divise militari. Un ingresso trionfale che ha rapito il pubblico e un’esibizione davvero coinvolgente.

Fortunatamente molte le generazioni presenti in sala, per rappresentare un paese unito che educa all’ascolto del tempo e alla pace. Il finale dal sapore patriottico ha toccato il cuore del pubblico con l’immancabile Inno di Mameli.  Incisive e ricche di significato le parole finali del presidente della Fanfara: “Cento anni dalla Prima Guerra Mondiale. Che ha unito e unisce sempre i soldati e i vari corpi militari è la musica, il canto. Allora, come lo è oggi”.

concerto grosso rotary (6)

” (…) Conoscere la montagna, saperla camminare, saperla vincere, vuol dire essere formidabili soldati, italiani completi. (…) Canzoni divine dell’alpe, che sanno di Patria, di Famiglia, di Dio; che hanno a volte, il profumo del pane casalingo, il tono acceso dei fiori di montagna. Canti dell’alba e canti del tramonto, canti paesani schietti, semplici, umani che passano di padre in figlio e scendono, con le acque dei fiumi a dire al piano la gioia e la sofferenza dell’alpe. (…) “.     

Angelo Manaresi, presidente nazionale del C.A.I. negli anni del fascismo.
Pensiero tratto da una rivista del C.A.I. del 1940.

 

Michele Casadio