BOSISIO, LETTERA APERTA
A FORMIGONI: “QUALE POLITICA
PER I CRISTIANI?”

Sig. Formigoni,
premettendo che in questo frangente non intendo volutamente entrare nell’ambito giudiziario che la vede ancora scontare ai domiciliari l’ultimo periodo della pena inflittale con sentenza definiva, mi permetto di agganciarmi all’articolo/intervista apparso su di un sito locale dal titolo “FORMIGONI: LA POLITICA HA ANCORA BISOSGNO DEI CATTOLICI”.

Lo faccio con spirito da TdC (Tentativo di Cristiano) e nel contempo da Cittadino comune in ricerca del Giusto e del Vero. Proprio per questo non posso non porle queste mie semplici e volutamente sobrie oltre che sintetiche considerazioni, con in aggiunta qualche interrogativo in cerca di risposta.

Innanzitutto rispetto alla ventilata ipotesi, abilmente veicolata dal Direttore del sito ospitante tale articolo, riguardo alla possibile sua ricomparsa sullo scenario politico (candidandosi, dopo aver scontato pienamente la pena, alle prossime elezioni europee) le chiedo se la sua apparente ritrosia sia solo di facciata o se intende realmente, e pur legittimamente dal punto di vista formale, ricandidarsi.

Lo domando perché se tale scelta sarebbe, a quanto so e ripeto, legittima da un punto di vista formale, nutro, come molti altri “tentativi di cristiano”, notevoli e variegati dubbi che lo sia dal punto di vista etico-morale.

Lei mi ricorderà di certo che nessuno può giudicare fino in fondo il cuore di nessun altro, ce lo insegna del resto Colui a cui diciamo di ispirarci, ma come non avvertire la stridente contraddizione della sua mal celata intenzione di volersi ergere a rinnovato “elemento catalizzatore” per i Cristiani in Politica se non ha ancora fatto un pur minimo e pubblico accenno di ammissione delle proprie precedenti negative responsabilità, perlomeno etiche e comportamentali?

Come si può, ad esempio, non ammettere perlomeno una sfasatura tra dichiarati intendimenti di sobrietà di vita ( se non sbaglio lei ha fatto in passato voto di povertà) con il livello di ostentazione di potenza e di estrema agiatezza che trasudava dalle cronache giornalistiche del resto mai da lei, a quanto mi risulta, smentite? O tantomeno il livello di arrogante esercizio del Potere, a partire da quello oratorio (non quell’ ”oratorio” da lei frequentato in gioventù, come del resto in altro oratorio anch’io…) nello svolgimento anche e soprattutto del suo pluriennale ruolo istituzionale.

Relativamente a questo aspetto riguardante lo “stile” che dovrebbe connotare un “tentativo di cristiano” anche in Politica, prenda questa mia sottolineatura come esercizio di quella reciproca “correzione fraterna” tanto in auge nelle prime comunità cristiane e purtroppo così poco praticata ai giorni nostri. Forse perché oggettivamente difficile da applicare con quella “benevolenza” che ne garantiva l’autenticità.

Con tale benevolenza, pur critica, vorrei rivolgermi a lei.

Tanti sono gli interrogativi che il suo pensiero, risultante dall’intervista, mi suscita su vari piani.
Innanzitutto quel riproporre, più o meno velatamente e ancora una volta, l’ipotesi di un “Partito dei Cattolici” mi sembra di fatto definitivamente e giustamente superato da tempo dal comune sentire di chi a vario titolo cerca di ispirarsi in Politica come nella Vita ai valori del Cristianesimo.

Anche vari pronunciamenti di eminenti esponenti, soprattutto ma non solo ecclesiali, di questo variegato mondo hanno sottolineato l’importanza di convergere semmai sui “valori”, purtroppo a volte solo enunciati più che praticati.

In particolare quelli attinenti alla Giustizia e ad una più equa ripartizione della ricchezze, proprio come esplicitamente enunciati dalla Pluriennale Dottrina Sociale della Chiesa e ulteriormente ribaditi, quanto arricchiti, da un Papa profetico come Francesco.

Proprio a questo riguardo e visto che anche lei più volte nel corso dell’intervista si riferisce alla Dottrina Sociale della Chiesa, non ho mai sentito da lei, ma forse mi sbaglio, un commento su pronunciamenti espliciti di Papa Francesco nei confronti di questo sistema socio-economico.

Per fare un semplice quanto diretto esempio ecco alcune ben esplicite sue enunciazioni ( ce ne sono molte altre assai significative, che immagino lei avrà sicuramente letto) contenute in quello che viene ritenuto il suo documento “programmatico”, l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”:
P.to 53 : Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un ‘economia dell’esclusione e dell’inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada , mentre lo sia il ribasso di due punti di borsa … oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte , dove il potente mangia il più debole …
P.to 55 : …. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica : la negazione del primato dell’essere umano. Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza scopo veramente umano …
P.to 56 : Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria ….
P.to 59 : Oggi da molte parti si reclama maggior sicurezza. Ma fino a quando non si eliminano esclusione e l’inequità nella società e tra i diversi popoli sarà impossibile sradicare la violenza… Quando la società – locale, nazionale o mondiale – abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell’ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillità. Ciò non accade soltanto perché l’inequità provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bensì perché il sistema sociale ed economico è ingiusto alla radice.

Altro che avallare tesi come questa presa letteralmente dalla sua intervista: “Certo gli avversari e gli oppositori del cattolicesimo hanno lavorato per eliminare dalla politica coloro che respirano i principi della dottrina sociale cristiana, ma anche per dividerli sull’interpretazione della stessa dottrina sociale cristiana”. Infatti tutto si potrà dire ma non che le enunciazioni di Papa Francesco sopra riportate siano variamente interpretabili. Come sembra anche assai stridente il tentativo strumentale di addossare ad altri scopi speculativi senza porsi una seria auto riflessione.

Ed ancora, come pensa si possa ad esempio conciliare questa visione giustamente e selettivamente critica, peraltro non solo di Papa Francesco, rispetto all’attuale “modello di sviluppo” con quel suo ormai proverbiale “Meno Stato, più Mercato” i cui disastrosi risultati sono ormai sotto gli occhi di tutti? A partire da quella che si può ben definire la “questione sanitaria” tanto da lei caratterizzata con aperture privatistiche del sistema pubblico universale in nome di un mal interpretato concetto di positiva concorrenza o di solo presunta libera possibilità di scelta.

Tutti criteri condivisibili nel campo del mercato dei beni commerciali ma quanto mai fuorviante se applicato ai Beni Comuni Primari, che sottendono quindi diritti inalienabili, come il diritto alla Salute che non può certamente essere ricondotto ad una predominante logica commerciale.

Infatti stiamo tutti costatando un impoverimento, non certo casuale, del settore pubblico in vari ambiti primari ed in primis quello del menzionato Sistema Socio-Sanitario dove, di fatto e sempre più, assistenze e prestazioni si rendono realmente fruibili solo a chi ha capacità di reddito.

Inoltre non le sembra che la tanto decantata, non solo da lei, “Sussidiarietà”, peraltro anche perorata ma “cum grano salis” dalla nostra preziosissima Costituzione, sia diventata un bell’alibi per coprire spesso in vari settori una visione quantomeno “utilitaristica” a scapito di diritti essenziali?

E perché tra i cosiddetti “valori non negoziabili”, tanto cari a certo cattolicesimo, trovano assai poche volte posto elementi di una maggior equità sociale, come questi e vari altri, dove Giustizia e Misericordia si potrebbero e dovrebbero saldare?

Mi fermo volutamente qui, nonostante ci sarebbe molto altro, e dato che nessuno può dire di possedere la Verità (anche se lei qualche volta in passato è sembrato dar l’impressione di possederla) mi piacerebbe avere le sue argomentazioni in termini e modi costruttivi come mi sono sforzato di fare anch’io.

Germano Bosisio