DON GIOVANNI MILANI,
MEDITAZIONE NELLA QUINTA
DOMENICA DI PASQUA

Il nostro brano è tratto dai cosiddetti discorsi dell’ultima cena, che, come ben conosciamo, si estendono parecchio nella seconda parte del IV vangelo, il “libro dell’Ora o della Gloria”; vediamo però, in questo 14.mo capitolo – qui c’è solo un piccolo tratto – il Signore Gesù rispondere alle domande dei suoi discepoli: prima a Tommaso che l’interroga sulla “via” di Gesù; poi Filippo sul mostrare il Padre (qui le ultime battute della risposta di Gesù) e ancora “Giuda, non l’Iscariota” come vediamo. Raccogliamo anzitutto le ultime parole della risposta a Filippo: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”. Amare il Signore, non è unicamente serbarne in cuore affetto, ma esprimere impegno nella vita secondo il suo insegnamento non solo udito, accolto, ma osservato, mantenuto come legge di vita: questo sollecita l’amore del Padre e di Gesù che si manifesterà a lui. L’aver manifesti, il Signore Gesù (e il Padre, come è stato detto a Filippo) non è solo quanto attendiamo alla fine, dopo la vita terrena: la promessa di Gesù è per la nostra vita già qui, adesso, nell’intima partecipazione all’amore divino: ogni giorno il Signore prende dimora nel discepolo per farne sua presenza nel mondo. Poi la domanda di Giuda: “Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Giuda forse ha in cuore la grandezza messianica secondo l’attesa corrente al tempo del Signore: la sua domanda, leggendo il tono d’intimità dei discorsi del Signore, potrebbe esprimere una certa meraviglia che, così, non si venga a manifestare il regno messianico in tutta la sua grandezza e potenza al mondo rimanendo nell’intimità di pochi, dei discepoli.

Forse invece vuole raccogliere – come è letto da alcuni interpreti – una sensibilità di privilegio del discepolo rispetto alla salvezza nel regno che si rivolge a tutti nella sua vastità di universale salvezza. Può essere questo un interrogativo anche nostro: – Noi cristiani siamo migliori degli altri e più amati dal Signore: ci è riservata particolare intimità? La risposta di Gesù non può essere che dello stesso tono di riflessione che già ha mosso le risposte precedenti: l’insistenza è sempre sul tema dell’amore – che è la stessa realtà divina partecipata agli uomini – è l’argomento diremmo unico dell’insegnamento di Gesù, dei suoi comandamenti che portano all’innalzarsi a Dio e al ricongiungersi al mistero divino dell’amore stesso in intima comunione con il Padre e lo stesso Gesù. Poi il manifestarsi e prendere dimora in “colui che accoglie i… comandamenti e li osserva” sarà pieno nello Spirito santo “che il Padre invierà”, proprio come il testo evangelico prosegue dopo quanto ci è offerto oggi. 

 

Don Giovanni Milani