LEUCI, IL RACCONTO DEL PRESIDIO. “LOTTIAMO CON IL SORRISO”

leuci2LECCO – È quasi l’ultima spiaggia. Ma alla Leuci la speranza è l’ultima a morire. E così, i dipendenti della storica fabbrica di lampadine stanno cercando di salvare il proprio lavoro con le unghie e con i denti. Ma anche con il sorriso. Da lunedì sera sono in presidio permanente nello stabilimento di via XI febbraio. Giorno e notte, 24 ore su 24, 86 lavoratori sono all’interno della fabbrica. “Stiamo facendo i turni – spiega Maurizio Esposito – un po’ come quelli lavorativi: mattina, pomeriggio e notte. E ci diamo il cambio per presidiare l’azienda”. Almeno cinque-sei persone ogni ora si trovano all’interno della portineria, negli uffici adiacenti alla strada.

Pacchetti di cracker, qualche dolce, bottiglie d’acqua e riviste stanno sul tavolo principale, mentre sul pavimento sono posizionate stufette elettriche e lampade riscaldanti, rigorosamente prodotte nello stabilimento di Lecco. “Abbiamo anche i fornelli e un microonde, ma ci stiamo organizzando meglio – spiegano i dipendenti -. Poi passiamo il tempo giocando a carte, leggendo e tenendo discussioni”. E si svolgono anche parecchie assemblee, momenti in cui i rappresentanti sindacali si relazionano con gli altri lavoratori rispetto alle trattative in corso.

20131210_132548Nello stabilimento non manca nulla: al mattino i dipendenti ricevono anche la visita di un panettiere, che porta loro pane e pizzette indispensabili per la giornata. Ma soprattutto, tra gli 86 lavoratori, non manca il buonumore. La situazione non è delle migliori, ma la speranza è dura a morire. “Se ci dovessimo abbattere non saremmo qui a creare iniziative per difendere il nostro posto – affermano -. Non ci diamo per vinti e continuiamo a lottare, anche con manifestazioni del genere”.

L’obiettivo dei dipendenti è quello di far partire il progetto Cittadella della luce, dopo che la storica azienda chiuderà ufficialmente il prossimo 31 dicembre. E, con molta umiltà e dignità, i lavoratori rimasti in via XI febbraio provano a cambiare la storia di Lecco, che negli ultimi trent’anni ha visto sparire parecchie fabbriche dal capoluogo, tra cui la Sae, il Caleotto e la Badoni.

In questo mese gli 86 dipendenti sono in ferie, avendo utilizzato la cassa integrazione fino allo scorso 30 novembre. Poi, nel caso i prossimi incontri tra il proprietario Giuliano Pisati e le istituzioni non dovessero far cambiare idea al patron, ci saà solo la mobilità. “Ma noi non demordiamo – spronano – continuiamo a pensare a manifestazioni e iniziative per lottare fino alla fine in questa battaglia che coinvolge tutto il territorio”.

Fabio Landrini