LAVORO A LECCO, MERCATO
IN CERCA DI RIPRESA
CON UNO SGUARDO
AL DECRETO DIGNITÀ

LECCO – Le offerte di lavoro a Lecco? Sono sempre più numerose, e sempre più in grado di abbracciare diversi settori economici. D’altronde, sia sufficiente dare uno sguardo alle bacheche online di agenzie del lavoro & co. in grado di riportare elenchi di offerte di lavoro a Lecco e provincia per averne una piena consapevolezza: l’interesse delle aziende nei confronti delle nuove posizioni è particolarmente alto, così come è intuibilmente particolarmente alto anche l’interesse di giovani e meno giovani alla ricerca di una prima posizione professionale, o chi cerca lavoro a Lecco e provincia per cambiare il proprio posto con uno più qualificato o più vicino alle proprie ambizioni di carriera.

Insomma, un mercato del lavoro che cerca spiragli di ripresa: dal settore turistico a quello manifatturiero, da quello ricettivo a quello commerciale, dalla moda al customer care, non sono poche le aziende che in questi mesi hanno deciso di assumere, e che stanno profilando ulteriori campagne di assunzione all’orizzonte.

Il tutto, naturalmente, con uno sguardo rivolto al Decreto dignità in corso di finalizzazione. Ma come potrebbero impattare le norme sui contratti a termine nel mercato del lavoro di Lecco?

In primis, cerchiamo di ricordare che la nuova disciplina che il legislatore ha pianificato prevede che la durata del primo contratto a termine non possa superare i 12 mesi se non è indicata nessuna motivazione (la causale), mentre la durata massima può essere portata fino a 24 mesi se nel contratto è inserita una causale di assunzione, che giustifica le necessità di assunzione mediante rapporto a termine.

Dunque, alla scadenza dei primi 12 mesi, il datore di lavoro potrà scegliere se rinnovare o prorogare il contratto per un massimo di ulteriori 12 mesi, specificandone però la motivazione. A proposito di motivazione, il Decreto ammette come valide le esigenze temporanee e oggettive, che siano estranee alle ordinarie attività e che non siano addotte per sostituire altri lavoratori, o le esigenze relative a incrementi temporanei, significativi e non programmabili di attività ordinaria. Contrariamente a quanto potrebbe essere ora intuibile pensare, il Decreto non si estende per le attività di carattere stagionale, che conservano la loro disciplina.

Traendo le estreme somme, il Decreto stabilisce che il limite massimo di durata dei rapporti a tempo determinato diventa di 24 mesi, invece degli attuali 36 mesi, compresi rinnovi e proroghe. La normativa ha anche stabilito un termine più lungo per l’impugnazione, con il lavoratore che potrà agire contro il datore di lavoro entro 180 giorni dalla cessazione, e non più entro 120 giorni.

Infine, è stato previsto un costo di rinnovo più elevato per il contratto a tempo determinato, considerato che i datori di lavoro dovranno versare il contributo addizionale Naspi (già previsto) e un ulteriore contributo dello 0,50% per ogni rinnovo.

Difficile dire quanto queste novità saranno in grado di impattare in misura più o meno positiva (o negativa) sul mercato del lavoro italiano. L’impressione è che se non vi saranno novità, i primi riflessi potranno però essere avvertiti già nella seconda parte dell’anno.