“56 BIMBI IN LISTA D’ATTESA ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA PUBBLICA: IL FALLIMENTO DELLE PRIVATE”

magni sandroLECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla nostra redazion e da Alessandro Magni, consigliere comunale a Palazzo Bovara. Oggetto: la mancata realizzazione di una “scuola di tutti”, quella voluta e indicata dalla Costituzione italiana, a fronte di situazioni come quella lecchese. Con bambini e famiglie privati del “diritto d’asilo”.

Ecco il testo firmato da Magni:
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Egr. Direttore

Nel Comune di Lecco ci sono 56 bambini che quest’anno hanno chiesto di iscriversi alla scuola dell’infanzia pubblica, ma che non hanno “diritto d’asilo”, perché le scuole statali sono sature.

Si tratta di rispettare un diritto di libertà, di chi non intende iscriversi a una scuola ad orientamento religioso. Anche se ha il riconoscimento di scuola paritaria.

Ma un diritto diventa effettivo se gli Enti preposti, lo Stato in primo luogo attraverso il Ministro della (Pubblica) Istruzione, daranno l’autorizzazione all’apertura di nuove sezioni, finanziandole.

L’emergere di questa domanda ci porta più in generale a riflettere sull’importanza dell’istruzione  e sul fatto che la Costituzione impone di istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Compresa quindi la scuola dell’infanzia che non può essere considerata semplicemente alla stregua di un “servizio” alle famiglie, non obbligatorio e per questo non obbligante lo Stato.

Perché non obbligatorio per le famiglie e per i bambini non vuol dire che non debba essere obbligatorio per lo Stato.

I sostenitori delle scuole private e del loro finanziamento sono un po’ in crisi dopo il Referendum di Bologna. Ma la crisi è a mio parere una crisi del loro modello “educativo”.

In una società multietnica come è diventata la nostra, la lungimiranza del Costituente brilla , oggi, più che non mai. Cosa ha voluto fare il Costituente? Dare la possibilità a ciascuno di educare/istruire a proprio piacimento con i soldi dello Stato? La scelta è stata semplice ed esemplare. Chiunque può istituire scuole o istituti di educazione ma la scuola dello Stato diventa il cardine dell’istruzione. Ognuno è libero di educare orientando ai propri valori, ma il ruolo della scuola e dell’istruzione è un ruolo più limitato. Si tratta di dare una educazione alla democrazia e alla convivenza democratica e definire i saperi necessari per tradurla in pratica. Una educazione-istruzione  alla persona in quanto soggetto che vive in una società democratica non può che realizzarsi nell’incontro con chi ha “pensieri” culture, costumi diversi. Solo in questo modo ci si educa al confronto e all’incontro dei diversi.

Le scuole “isola” , totalizzanti la vita, integrali, sono scuole dell’isolamento che non aiutano a conoscersi, e ad accogliere l’altro. La scelta del Costituente è andata in questa direzione, ha privilegiato questo modello “imperfetto” di istruzione –educazione. Non la scuola totale dello stato come durante il fascismo, ma nemmeno la scuola totale della famiglia. Quella che-contrariamente a quanto nei fatti avviene-  ha la pretesa di offrire valori assoluti e non negoziabili.

La scuola diventa allora scuola di tutti, oltre recinti e steccati religiosi, ideologici, di ceto e di condizione sociale. Una scuola che avvicina e non allontana. Una scuola che abbraccia e che non separa.

Una scuola che di conseguenza privilegia la libertà di insegnamento come luogo del confronto e della ricerca non dogmatica tra chi ha un ruolo docente.

Del resto se i sostenitori della scuola “privata” fossero coerenti, dovrebbero chiedere non un contributo parziale al sostegno delle loro scuole ma un contributo economico totale. Se anche queste scuole svolgono, come loro sostengono, una funzione pubblica, non si capisce perché non debbano essere  finanziate integralmente dallo Stato (e non dai Comuni).

Ma se proprio  questo modello si realizzasse, l’orizzonte evolutivo potrebbe essere quello di una moltiplicazione di scuole all’infinito: tre bambini islamici avrebbero diritto a una scuola, due bambini marxisti avrebbero diritto a una scuola, quattro mormoni avrebbero diritto a una scuola, cinque testimoni di Geova avrebbero diritto a una scuola, 7 cinesi avrebbero diritto alla loro scuola e così via, senza mai raggiungere un numero congruo ed efficiente nel rapporto docenti studenti. Alla fine potrebbe succedere che in nome dell’unicità dei propri valori, ciascuno dovesse chiedere un improbabile e improponibile precettore. O un insegnante a ore che viene a istruirmi al mio domicilio.

Perché questo è infine il “loro” diritto di educare. Che non è quello contenuto in Costituzione che definisce l’educazione-istruzione come dovere-diritto dei genitori ponendo , tra diritto e dovere, il primato del dovere sul diritto.

Alessandro Magni