IN TRECENTO PER SIMON YATES
L’ALPINISTA DELLA MORTE SOSPESA
SI È RACCONTATO AI GAMMA

simon yates

LECCO – Oltre trecento persone erano presenti ieri alle 21.00 al Palladium per assistere alla serata dell’alpinista britannico Simon Yates, organizzata dal Gruppo Gamma. Di Yates si può proprio che “la sua fama lo precede”, ma a differenza di molti personaggi legati alla montagna la sua notorietà non fu fin da subito dovuta a salite importanti o imprese di qualche genere. L’arrampicatore inglese infatti fu protagonista assieme al suo compagno Joe Simpson nel 1985 di una quasi-tragedia, raccontata nel libro (poi diventato film) “La morte sospesa” e ripresa anche all’inizio dell’incontro di ieri sera.

“Io e Joe ci trovavamo in Perù per scalare il monte Siula Grande sulle Ande. Durante la salita tutto andò bene, nella discesa verso il campo base invece il mio compagno cadde e si ruppe una gamba, non ebbi altra che scelta legarlo e cominciare a calarlo con la corda dall’alto. Questa strategia riuscì fino a quando non calai Joe giù per uno strapiombo: non lo riuscivo a vedere né sentire, ma avvertivo sulla corda il suo peso che trascinava giù anche me. Ho resistito per circa un’ora e mezza, poi era notte, imperversava la tempesta e non sapevo cosa fare: avevo un coltello in tasca e senza pensare troppo l’ho usato per tagliare la corda. Joe cadde in un precipizio, mentre io trascorsi la notte in una specie di truna. La mattina mi calai per cercare il mio amico, ma constatai che doveva essere caduto in un crepaccio molto profondo. Tornai così al campo base credendolo morto. Immaginate la mia sorpresa quando dopo tre giorni ci arrivò a carponi – senza cibo né acqua – anche lui”.

A differenza di quello che si potrebbe pensare, questa esperienza non ha allontanato Yates dall’alpinismo, “ero giovane e molto determinato – continua lo scalatore – e dopo poche settimane ero già sulle Alpi per scalare la parete nord dell’Eiger”. E così è cominciata – a dispetto dell’incidente con Simpson – “la sua vita tra le tante montagne”, come ha voluto intitolare la presentazione di immagini e video tramite cui ha raccontato ieri sera delle sue imprese. Dai moltissimi viaggi in Pakistan compiuti tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo, dove ha “imparato l’ABC delle vere spedizioni alpinistiche” e dove ha compiuto la prima salita di Laila Peak; alla spedizione in Unione Sovietica in occasione della quale è stato protagonista della prima salita britannica di un settemila in questo territorio; fino alle big walls con Paul Pritchard.

serata yates

Ma non solo. Yates ha anche raccontato delle spedizioni commerciali “quelle spedizioni necessarie per chi come me voleva vivere di montagna”, dei suoi viaggi sull’acqua a bordo di uno yatch attraverso l’Atlantico o l’Antartide alla ricerca “del selvaggio”, che ha trovato non solo sulle montagne del Nepal, ma anche in Cile, sulla cordigliera Darwin a cui è molto affezionato.

Per concludere la bella serata Simon ha parlato degli incontri che più hanno segnato il suo percorso: dal non convenzionale Doug Scott, al fortissimo Nick Fowler. Ma l’incontro più importante degli ultimi 11 anni è quello con i suoi figli: “pensavo che sarebbe stato un problema riuscire a conciliare il fatto di essere padre e quello di essere scalatore. Ma così non è stato, i bambini si adattano velocemente e così ho deciso di portarli con me, sullo yatch alla ricerca di terre inesplorate e nei cesti come i bambini tibetani sulle montagne asiatiche”.

Molta soddisfazione per questo evento da parte dei padroni di casa. Il presidente del Gruppo Gamma Giovanni Spada si dice “molto onorato di aver portato a Lecco un personaggio di questo calibro” e annuncia l’intenzione del gruppo alpinistico di riprendere quella tradizione che li ha spinti per molti anni ad organizzare incontri con personaggi importanti legati alla montagna e all’arrampicata per promuovere “una cultura alpinistica di qualità nel nostro territorio”.

 

Manuela Valsecchi