ROMA – Oggi la Chiesa proclama santo Carlo Acutis, il giovane milanese nato nel 1991 e morto nel 2006 a soli quindici anni, definito “l’influencer di Dio” e “il primo santo millennial”. Una canonizzazione che segna la storia perché parla direttamente alle nuove generazioni, ma che allo stesso tempo porta con sé numerosi interrogativi e dubbi. Il percorso verso la santità è stato sorprendentemente rapido: meno di vent’anni dalla morte, quando per altri santi sono serviti decenni o addirittura secoli. La figura di Carlo è cresciuta velocemente nel cuore dei fedeli, anche grazie all’impegno della famiglia e al forte sostegno mediatico. È stato lui stesso, con la sua fede semplice e il suo amore per l’Eucaristia, a lasciare un segno tangibile, ma c’è chi si interroga se la spinta alla sua canonizzazione non sia stata accelerata da fattori esterni, dal carisma materno fino alle risorse economiche messe a disposizione.
Ci sono poi i miracoli riconosciuti dalla Chiesa: la guarigione di un bambino brasiliano affetto da una grave malformazione pancreatica e quella di una giovane costaricana sopravvissuta a un trauma cranico considerato irreversibile. Due eventi straordinari che hanno convinto il Vaticano, ma che alcuni osservatori considerano difficili da distinguere fino in fondo dalla medicina e dalla casualità. La fede, certo, invita a riconoscervi la mano di Dio, ma la ragione continua a sollevare dubbi.
Non mancano perplessità anche sulla diffusione del culto: reliquie vendute online, ciocche di capelli offerte a prezzi esorbitanti, gadget e souvenir che trasformano la devozione in un fenomeno commerciale. Il rischio della mercificazione è reale, e molti fedeli si chiedono se un santo debba davvero diventare un’icona di marketing.
Sul piano teologico, alcuni studiosi hanno criticato la sua spiritualità eucaristica, giudicandola troppo unilaterale e poco matura, frutto più di entusiasmo giovanile che di riflessione profonda. Persino la presentazione del suo corpo esposto ad Assisi, inizialmente percepito come “incorruttibile”, ha alimentato discussioni, fino a quando la Chiesa stessa ha precisato che era stato sottoposto a trattamenti conservativi.
Eppure, al di là delle polemiche, resta il dato di oggi: Carlo Acutis è proclamato santo. Per i fedeli è un modello di purezza, di freschezza evangelica, di capacità di vivere la fede nell’era digitale. Per i giovani è la prova che la santità non appartiene solo ai secoli passati, ma può germogliare nel presente, tra computer, internet e passioni quotidiane.
Oggi, dunque, tra entusiasmo e perplessità, tra fede e dubbi, la Chiesa innalza agli altari un ragazzo che ha fatto della sua vita un’offerta semplice e luminosa. Che lo si consideri un simbolo autentico o il frutto di un processo troppo veloce e spettacolare, la sua canonizzazione rimane un segno dei tempi: la santità può indossare jeans, usare il web e parlare al cuore di una generazione che ha sete di testimoni.
RedCult