EX VELLUTIFICIO DI RANCIO, LEGA: “DOVE SONO GLI ALLOGGI CALMIERATI?”

La cosiddetta rigenerazione urbana nell’area ex Vellutificio di Rancio è emblematico del comportamento del primo cittadino pro tempore Gattinoni: votatemi per quel che dico e prometto, ma non guardate quello che faccio.

La sera in Consiglio faccio approvare un piano urbanistico, fine a sé stesso, di residenze dedicate a persone e famiglie con capacità reddituali alte, costruendo la città che “esclude”, il giorno dopo mi auto-promuovo con video preelettorale in cui prometto — per l’ennesima volta — che la mia priorità sono gli alloggi calmierati e le politiche abitative con “attenzione sociale”, che voglio una città “inclusiva”. Per i molti che hanno il problema dell’abitazione, suona come una beffa.

Caro Sindaco, la politica — nel senso di amministrazione della polis — non è ciò che si dice, ma ciò che si fa! I cinque anni in cui si è fatto più nulla che poco per l’emergenza abitativa dimostrano che si vuole una città che, con livelli di tassazione ai massimi possibili — sia sulla casa sia sui servizi ad essa annessi —, è una città che vuole più espellere che escludere il ceto medio.

Mentre il nuovo Piano di Governo del Territorio era ancora in fase di osservazioni il Comune di Lecco ha trovato il tempo (e la fretta) di approvare in deroga e in variante, sia al PGT vigente sia, peggio, a quello adottato, il progetto per l’“ex Vellutificio Redaelli di Rancio”. La prima considerazione è che la Giunta boccia sé stessa sul PGT appena adottato. La soluzione della deroga e variante — così come la rigenerazione urbana — è una facoltà consentita dalla legge, ma non per questo imposta. L’approvazione in deroga al PGT di questo progetto suona come una corsia privilegiata, seppur legittimata anche dal voto della maggioranza sinistrorsa del Consiglio comunale.

Chiunque vive in questa città ed ha avuto l’onore di amministrarla conosce le problematiche che vive un quartiere già saturo come Rancio e sa che l’occasione di un progetto urbanistico di queste dimensioni — la trasformazione di un comparto dismesso di opifici industriali — è una delle rare possibilità di rivitalizzazione del rione. Ma lo scopo dovrebbe essere quello di favorire il recupero dell’intero comparto — che soffre assieme ai suoi residenti per la carenza di servizi comunali primari (strade, verde, parcheggi) — e non un progetto fine a se stesso, dettato solo da esigenze imprenditoriali.

La comunità chiede di risolvere il tema della viabilità — non affrontato — o dei parcheggi pubblici; la soluzione proposta — “una manciata” di posti pubblici interrati — ha più volte dimostrato, nei trent’anni precedenti, di essere poco efficace per i residenti preesistenti e al meglio rischia di diventare una riserva di parcheggio per i nuovi condomini, poco fruibile dai terzi.

La comunità chiede di affrontare la viabilità di accesso, a partire da via Mazzucconi. Non avendo neppure questo affrontato, riteniamo che i nuovi residenti avranno due posti auto per unità immobiliare, ma con una strada di accesso che renderà complicato l’uso.

Il metodo adottato — variante in deroga — offende la dignità di quei cittadini che si sono messi in fila ordinatamente e “hanno seguito le istruzioni” del tanto decantato processo partecipativo del PGT. Il processo viene svilito, come metodo, da chi a parole lo esalta. È una presa in giro a quegli stessi cittadini che stanno spendendo tempo e denaro per consultare i documenti del PGT, per poi presentare le loro osservazioni e attendere fino a gennaio prima di sapere cosa potranno fare dei propri beni immobili.

Da quanto è dato sapere, il progetto — presentato come esempio di “rigenerazione urbana” — riguarda la costruzione di circa 5.800 metri quadrati di superficie lorda di pavimento all’interno di un’area da anni dismessa; come comparto dismesso di opifici industriali, la volumetria era consistente — la stessa volumetria ridotta da 40.000 a 20.000 metri cubi. Fin qui, tutto bene: il taglio volumetrico fa sempre bella figura nei comunicati.

Ma la realtà è che la trasformazione da produttivo a residenziale porterà tre nuovi condomìni, 42 appartamenti, 80 posti auto privati (due per alloggio), e appena 37 parcheggi pubblici. E qui cominciano le domande.

Possibile che nella commissione del 15 ottobre 2025 il progetto non avesse un livello di definizione tale da poter comunicare quanti appartamenti erano previsti e che “magicamente” pochi giorni dopo risulta il numero di 42, così da poter affermare che ci saranno almeno due posti auto per ogni nuova unità immobiliare?

Non mancano, naturalmente, le “opere a scomputo” e qualche promessa di verde pubblico: circa 200.000 euro di lavori per marciapiedi e sistemazioni stradali e altri 965.000 euro per 40 posti auto pubblici, uno “studio medico” e interventi vari. Tutto molto ordinato sulla carta, ma resta l’impressione che ancora una volta si stia costruendo più per convenienza che per visione.

La domanda è: chi, da parte dell’amministrazione, ha deciso quali fossero le necessità, chi le ha proposte o chi le ha accolte? Chi ha chiesto lo “studio medico”? Chi lo ha proposto? Visto che dovrebbe essere nell’interesse pubblico.

Non sono una priorità gli alloggi calmierati, tanto sbandierati come segno di “attenzione sociale”? Nel progetto approvato non se ne trova traccia concreta. Mentre sui giornali si parla di “patti con i costruttori per favorire le giovani coppie”, nei documenti di questo intervento si leggono solo appartamenti privati e box doppi. Insomma: molta retorica e poca sostanza, se non quella raccontata nelle dichiarazioni alla stampa. E a questo punto viene spontaneo chiedersi: ma davvero si vuole costruire una città per pochi, per chi può permettersi 4.000 € al metro quadro? Una città che esclude e seleziona per censo, invece di includere e offrire opportunità reali alle famiglie lecchesi?

Allora la domanda è semplice: perché usare la deroga e la variante al PGT proprio ora, a pochi giorni dalla scadenza delle osservazioni, quando il confronto pubblico dovrebbe essere massimo? Perché questa urgenza costante quando si tratta di progetti immobiliari, e questa lentezza quando si tratta di dare risposte ai cittadini?

Ancora una volta: troppe domande e pochissime risposte. Quando si parla di urbanistica a Lecco, il copione non cambia mai: i progetti partono, i cantieri arrivano, i quartieri si arrangiano — e non si affrontano e risolvono problemi decennali, quando se ne ha l’opportunità. I posti auto per i residenti sono solo il più evidente: servirebbe equilibrio e sviluppo sostenibile non solo a parole, ma anche nei fatti.

Se davvero si vuole costruire una città viva e a misura di chi la abita, serve coraggio e chiarezza. Ma da Gattinoni e compagni, a quanto pare, arriva sempre lo stesso ritornello: “abbiate fiducia, ci pensiamo noi”. Peccato che la fiducia, a forza di deroghe e silenzi, stia finendo dietro la cosiddetta “rigenerazione urbana”.

Carlo Piazza
Candidato Sindaco, Lega Lombarda per Lecco LSP

Cinzia Bettega, Stefano Parolari e Andrea Corti
Consiglieri comunali Lega Lombarda per Lecco