‘SOMME URGENZE’, LA DIATRIBA.
“IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI?”

bifronte confronto opposti scontroLECCO – L’articolo sulle “somme urgenze” volute dall’assessore al Lavori pubblici Corrado Valsecchi ha innescato una lunga discussione sul gruppo Facebook Lecco la città che vorrei. C’è chi sostiene l’operato del leader di Appello per Lecco e chi invece gli dà contro. Tra coloro che hanno lo hanno difeso a spada tratta c’è Gian Luigi Daccò, ex direttore dei musei civici lecchesi.

Qui c’è tutta la discussione, mentre di seguito ecco tre frasi scritte da lui:

“Quello che mi ha lasciato stupito, e anzi rattristato, è che quasi tutti siano diventati di colpo esperti di Diritto Amministrativo per condannare la procedura, sorvolando sul vero problema: se ci sono davvero rischi gravi per il Patrimonio e le persone si deve intervenire, immediatamente”.

“Così si lascia quasi tutto il potere ai burocrati che tra uno sfracello immenso di norme, caotiche e del tutto contradditorie , possono trovare sempre il cavillo per bloccare tutto e tutti. E questo enorme potere di interdizione lo fanno valere, eccome”.

“L’Italia è uno sventurato Paese ossessionato dalle procedure , nella assurda convinzione che aumentandole e complicandole sempre di più si combatta la corruzione”.

Chi invece, in questa discussione, si è schierato contro Daccò è l’attivista Paolo Trezzi. Ecco il suo intervento integrale.

Secondo me il prof. Daccò sta difendendo un obiettivo giusto – salvaguardare il patrimonio e tutelare le persone (lavoratori e utenti) – sorvolando, consapevolmente, sui mezzi usati, oserei dire sul danno che i mezzi possono fare ai fini. Se tutto è lecito è inutile darsi delle regole. E sta proprio qui il difetto. Gravissimo oggi è per Palazzo Bovara e i musei e Palazzo Belgojoso, Villa Manzoni, uffici comunali di via Sassi e perché no anche Villa Ponchielli e ogni scuola, tutte le scuole, domani è per una cava nel Magnodeno, una superstrada in Erna e una centrale nucleare alla Piccola, ci sarà insomma sempre un principe che saprà meglio convincere gli astanti.

Ma il prof. Daccò, uomo di Cultura e di Amministrazione, no, aborra la burocrazia, sebbene la burocrazia sono il più delle volte Leggi, e le leggi sono a loro volta appunto regole. E sono proprio le regole che differenziano l’abuso dalla legalità, che non vuol dire sinonimo di giustizia ma che almeno l’allontana dall’abuso. Sono le regole che una comunità si è data che caratterizzano la comunità stessa.

In altre parole ammettere che un politico sia legittimato e quindi possa violare le regole – non so se questo della “somma urgenza” è il caso, ma non lo sa nemmeno il prof. Daccò checché ne dica– è ben più dannoso, civicamente, eticamente e moralmente, di tutto il resto. Perché la somma urgenza passa, lo strappo etico no.

Sarà che io vedo l’azione politica semplicemente come un atto morale avente, come finalità, la cura del bene comune e che, quindi, la politica non è null’altro che l’applicazione del principio morale nell’ambito dei rapporti sociali. Non sono, insomma, della scuola del prof. Daccò che sembrerebbe, con evidenza in ripetuti commenti, voler significare che, se il fine è buono, qualunque mezzo che serve al conseguimento del fine è per ciò stesso giusto e buono o, se è cattivo, diventa buono.

Io sono della scuola più contadina e grezza, molto meno erudita che i mezzi qualificano il fine, e lo trasformano. E allora qui non si è diventati tutti esperti di Diritto amministrativo, di leggi – come più o meno implicitamente il prof. Daccò vuole accusare alcuni interlocutori (Alberto Negrini, Ivano Donato, in primis) dandosi il ruolo di giudice: tu puoi dirlo, tu invece no. Ma si avanza un ragionamento che va oltre il mezzo appunto. È una questione di forma e di sostanza.

È da quindici anni e più che non si fa manutenzione? Questo legittima, a priori, la “somma urgenza”? No. E forse, a documentarsi, a chiedere e a verificare, si potrebbe scoprire che negli anni scorsi si è provata, addirittura per le scuole, a chiedere questa “somma urgenza” e non è stata concessa. E che questo Stato non ti permetteva (non sto parlando di manutenzione ordinaria) di spendere nemmeno i soldi che avevi e oggi ti libera 3 milioni su 40. E sembra un successo.

Forse non bastano le lettere sui giornali, ma i musei, e tutto il resto, andavano, gli anni scorsi, chiusi da chi aveva il potere di farlo. Che non so se fosse anche il prof. Daccò ma certamente non era né il giornalista né il custode degli attrezzi, né un medico anestesista o un commerciante di accessori. E allora qui si sta mi pare solo chiedendo, forse in un loop di cui non se ne esce se il dirigente del Patrimiono/Lavori pubblici – e non l’assessore Corrado Valsecchi – ha fatto una scelta giusta o meno. Se ha fatto l’unica scelta possibile o ce n’erano altre.

Perché i lavori improcrastinabili conclusi a marzo non prevedevano la messa a norma o comunque interventi urgenti dell’impianto elettrico? Perché non sono stati inseriti nei lavori che pomposamente l’assessore ha pubblicizzato a marzo visto che era da 15 anni che tutti sapevano lo stato dell’arte? Avendo così il tempo di redigere bando e non correre rischi di prendere una Cantonata?

Siccome come giustamente ricorda il prof. Daccò i rischi gravi per le persone e il patrimonio pubblico erano a conoscenza degli uffici perché non si è intervenuti con la “somma urgenza” almeno già da un anno a questa parte? O forse è mancata la comunicazione di qualche catastrofe che ha danneggiato improvvisamente tutti gli edifici comunali? Tutti, che sfiga. Perché, da cittadini con o meno titoli accademici, con più o meno volontà di essere attivi ci piace capire e discutere. E allora ci si domanda se è “somma urgenza” perché l’assessore Valsecchi ha già confessato che non lo è?

“Il problema è che i lavori non sono ancora iniziati in tutti gli edifici, ma solo in uno perché non abbiamo così tante maestranze disponibili e abbiamo dato una scala di priorità”. E soprattutto in questo momento gli edifici non sarebbero chiusi a pubblico e lavoratori, come imporrebbe la procedura, per evitare appunto rischi per le persone. Ho seguito la situazione da un punto di visto politico, non tecnico confessa Valsecchi” (Lecconews 2/8/2016).

E se leggiamo quello che scrive il referente alla sicurezza del Comune, Alberto Valsecchi, “Vogliamo capire se ci sono rischi per noi. Perché se è stato realizzato un cantiere in somma urgenza non si potrebbe rimanere in quell’area”. (Lecconews 5/8/2016)

Perché una scala di priorità è legittima, ma se c’è un reale pericolo per l’incolumità (condizione indispensabile per la somma urgenza), e non puoi intervenire in tutti i cinque edifici, in uno intervieni (chiudendolo) e gli altri fai dei bandi veloci e li tieni chiusi lo stesso.

Pensare che la politica, ma in genere le cose della vita, si giudichino dal successo è forse il primo degli errori. Il successo, inteso come riuscita del risultato preposto, non lo scopo. Mi pare che dai commenti ai post ormai si dia sviscerato tutto. Resta da capire o sollecitare i consiglieri a chiedere atti, verbale del tecnico e inviarli tramite il segretario o la Presidenza all’autorità nazionale anti corruzione del dott. Cantone Altrimenti l’importante non è servire il popolo, ma solo darne l’apparenza.

Paolo Trezzi

 

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