DON GIOVANNI MEDITA NELLA QUINTA DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

Non è semplice accogliere davvero nella concretezza della vita l’incisiva profondità dell’insegnamento del Signore che ci offre questo brano del vangelo. Qui il Signore Gesù modula con varietà gli strumenti della convinzione, dal comando alla formulazione icastica della cosiddetta regola d’oro (“Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”) al ragionare a confronto, sino all’espressione che si presenta come paradossale del porgere l’altra guancia ad una prima ingiusta percossa. 

Queste insistenti argomentazioni ci mostrano quanto sia importante questo insegnamento che potremmo dire cuore dell’insegnamento evangelico. 

Innanzitutto l’“Amate i vostri nemici”. Il Signore Gesù ha cura non rimanga esortazione sospesa e si affretta ad esemplificare: “Fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. Il grande insegnamento non è quello di reagire al male, quanto di essere propositivi nel bene, non è di non lasciarsi colpire e offendere dal male, piuttosto di assumere sempre l’iniziativa del bene anche nei confronti di chi ci è avverso, addirittura violento. 

L’AT suggeriva risposta speculare. Gesù vuole che comunque si proponga il bene con l’agire buono (se mai, di segno opposto all’offesa), non dunque l’apparente equilibrio dell’occhio per occhio, ma benevolenza contro, meglio nonostante, l’offesa, sempre – non risposta ma proposta – positiva. 

Il comando dell’amore – dobbiamo accuratamente notare – non si pone dal punto di vista del sentimento, dell’affetto, non è questo che chiede e insegna Gesù: si mette invece su un piano concreto e operativo con l’agire effettivo; non l’impossibile affetto del nemico, proprio come ha fatto lui con noi: ci ha amati (è cioè salito sulla croce) mentre eravamo peccatori. Vediamolo anche nei suoi concreti gesti: ha porto il boccone a Giuda che ben sapeva lo stava per tradire; ha dato “le chiavi”, il mandato, a Pietro che l’aveva tradito. 

L’amare solo affettivo è naturale ed istintivo – come ripetutamente fa notare Gesù – è comportamento tanto corrente da essere pure dei “peccatori”, coloro che sono lontani dal pensiero religioso. Il discepolo invece, nell’amore dei nemici, come ripete il Signore non solo avrà “ricompensa grande”, ma così “sarà figlio dell’Altissimo”. 

Dobbiamo guardare al Padre, alla sua misericordia, alla sua capacità di perdono, al suo dare, questo il vero e ultimo modello, allora “una misura buona, pigiata, colma e traboccante ci sarà versata in grembo”.

 

Don Giovanni Milani