RELIGIONI: DON GIOVANNI MEDITA NELLA SETTIMA DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Mette conto innanzitutto richiamare il contesto del brano proposto. Il giorno dopo il ‘segno’ – per dirla col IV vangelo – della moltiplicazione dei pani, nella sinagoga di Cafarnao, Gesù cerca di indicarne il senso e la profezia, dicendo (con richiamo alla manna antica) di essere lui il pane vero disceso dal cielo, anzi, letteralmente annuncia: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo… e il pane che io darò, è la mia carne per la vita dal mondo”. 

Questo discorso sul ‘pane di vita’ indicato nel corpo e sangue del Signore, il suo discendere dal cielo, il suo legame con Dio, il Padre; non solo sorprende, ma scompiglia l’uditorio che ha difficoltà ad aderirvi, non tanto perché gli sembri incomprensibile, ma “duro” nel senso sia troppo esigente, scandalizzi, sia d’inciampo. 

Effettivamente la portata delle parole di Gesù è rivoluzionaria per il pensare antico (e ancora per il nostro). Non più sacrificio di animali, ma una immolazione alla quale si partecipa con un banchetto in cui ci si nutre con il corpo e sangue del Signore (pensare che la Legge vietava toccarlo il sangue, la vita!). Gesù si mette così al centro del culto. 

L’incredulità che scandalizza non fa recedere il Signore, quasi lo spinge a sfida: “E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?”. Poi ancora afferma le sue parole siano Spirito e vita, capaci – quanto lo Spirito creatore – di vita. 

Gesù ha ricevuto la sua missione dal Padre, non fa conto del successo della sequela, disposto a rimanere solo si rivolge anche ai dodici con quel: “Volete andarvene anche voi?”, pur variamente discusso dai Padri, che sollecita la reazione di Pietro, simile alla confessione di Cesarea di Filippo narrata dai sinottici: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo conosciuto che tu sei il santo di Dio”. 

Pietro, voce dei dodici, esprime una fede piena nel difficile, impegnativo, annuncio e nella persona del Signore Gesù “santo di Dio”, inviato dal Padre, che solo ha “parole di vita αἰωνίου, eterna”, parole che offrono condizione oltre l’adesso, nuova nel sempre divino. 

Quanto afferma Gesù, sollecita direttamente la nostra fede, non solo eucaristica: ci invita a riflessione sul nostro credere, aderire, alla persona del Signore come “santo di Dio”, inviato dal Padre e portatore di salvezza, di senso alla nostra vita d’adesso e, nell’adesione a lui, per il cammino che, nel tempo presente, percorre via non effimera, ma ci porta all’incontro con Dio che mai si interromperà.

 

Don Giovanni Milani