DON GIOVANNI MEDITA NELLA FESTA DELLA CIRCONCISIONE DI GESÙ

L’Ottava del Natale, il compimento di questa celebrazione solenne, è offerto dalla liturgia alla nostra riflessione con queste poche, sobrie righe, ricche però dello stupore che promanava dalla testimonianza dei pastori i quali se ne tornavano “glorificando e
lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”.

Eppure, proprio “come era stato detto loro”, giusta l’annuncio dell’angelo, avevano solamente visto un segno: “Un bambino avvolto in fasce, adagiano in una mangiatoia”.

È vero che il segno era annuncio di cielo, dell’angelo – messaggero consueto al Signore – pure, la meraviglia non è dell’angelo e di tutto il gaudio celeste aggiunto, ma – il testo dice bene – come era di tutto quanto avevano udito e visto, secondo l’annuncio.

Proprio queste espressioni evangeliche ci aiutano e sollecitano a renderci attenti ai segni: i pastori, per quella visione, certo di tenerezza, pur così semplice, glorificavano e lodavano Dio, probabilmente a dirci che potremmo anche noi trovar motivo di lode e
gloria così alte, proprio nell’osservare i segni; certamente non segni qualsivoglia, segni annunciati, a noi non da angeli, ma dalle Scritture che sostengono la fede.

E i segni hanno da essere meditati, tenuti in cuore: qui è Maria – presenza primaria eppure tanto indicativamente silenziosa – ad esserci maestra come ancora poi sarà ricorrente negli scritti di Luca.

I segni del Natale non devono solo sciogliersi nelle tenerezze umane, che pure indubbiamente suscitano, devono rimanere in cuore, anzi riempire il cuore, come e più che ai pastori, più che a quelle anonime presenze che ne avevano meraviglia, devono
stare in cuore come segno e promessa che ha da compiersi e già parla.

Poi Luca, con singolare sobrietà, quasi passando ad altro, ci indica invece, nella circoncisione l’inserimento profondo di Gesù nel popolo – più ancora – nel flusso della promessa: come ogni Ebreo – da Abramo, giù giù sin a Mosè, ai coltelli di pietra di Giosuè
ed oltre – è circonciso secondo la Legge; e ci è aggiunto: ”gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo”.

La focalizzazione è qui sul nome già annunciato, pure qui, dall’angelo “prima che fosse concepito nel grembo”.

Il Nome, con tutta la densità di significato della tradizione antica: nome che viene dal cielo.

Il nome di Gesù unisce, in promessa anche per noi tutti, la grandezza di Dio e la salvezza: sono nel piccolo circonciso donato a noi perché venuto a portare salvezza, la salvezza di Dio a tutti gli uomini.

Don Giovanni Milani