IL PUNTO. A DESTRA E SINISTRA PRIMA LE POLTRONE, POI LA POLITICA

LECCO – Prima le poltrone, poi la politica. Si potrebbe sintetizzare così un uggioso venerdì lecchese che ha visto riunioni di destra e di sinistra e di tutti assieme.

Se la sinistra è imbambolata, tra Mauro Gattinoni che appoggia Antonio Rusconi e i suoi avatar e il PD che vorrebbe fare loro una lista contro, la destra è in preda al caos più totale sulle candidature ma affiatata sulle poltrone delle società partecipate. Cioè quelle di tutti noi, ma dove a spassarsela sono solo loro.

Occhi puntati sul prossimo succulento giro di nomine, dunque. Nel centro sinistra vige ancora la somma autorità del sindaco di Valmadrera, che divide et impera in quella metà campo. Nel centro destra, non essendoci più i caffè di 5 minuti tra Virginio Brivio e Mauro Piazza per trovare la quadra, i partiti vogliono mettere becco e dire la loro. Fratelli d’Italia scalpita, anche se rappresenta esigue quote societarie, la Lega resiste, o almeno ci prova, Forza Italia resta a guardare, inventandosi parentele politiche con persone che nemmeno si conoscono.

Un bel cinema, insomma, dove l’unica novità è rappresentata dalla scomparsa dei Civici di Fasoli e Cassinelli, quelli che si dicevano di centro destra ma poi si spesero contro la coalizione alle regionali: alla base della loro nascita ci fu proprio la critica sul fatto che i partiti decidessero sulle nomine coinvolgendoli poco. Invocavano competenza, trasparenza, neutralità. Ora pare che il problema non se lo pongano più, tanto da non essere nemmeno convocati ai tavoli. Forse c’era più risentimento (per la mancata candidatura del sindaco di Mandello a presidente della Provincia) che alti principi e valori.
Forse.

E le elezioni? E la politica? Quella dopo, per carità. Anche perché lì invece vige lo sconquasso. Forza Italia ha prima attaccato la presidente della Provincia Alessandra Hofmann, minacciandole una lista contro a Monticello, salvo poi dire che il giornalista aveva travisato le parole, poi fare una smentita peggio della dichiarazione, e poi un comunicato che la Hofmann è bravissima e la sostengono da sempre. Ma sempre gli azzurri non mollano su Merate, dove continuano a tenere aperto il dialogo con la terza lista di Dario Perego, il terzo incomodo che potrebbe creare problemi a Massimo Panzeri. E così la Lega di Daniele Butti si incazza, perché non può essere portatrice di acqua alla coalizione dove interessa agli alleati e prenderla in quel posto dove gli alleati fanno i capricci, facendo tornare alte le quotazioni di correre ovunque da soli. Perché la Lega non può, in nome di una coalizione che la vedeva maggioritaria, piegarsi a tutto, sacrificando un ex parlamentare già sindaco di Oggiono in favore di un arrembante fratellino… di Giacomo Zamperini.

Un’ipotesi che spaventa i meloniani, che è sì vero stanno preparando liste qui e là, ma soprattutto puntano sulla candidatura del segretario provinciale Lallo Negri a sindaco di Oggiono, il bel paese sul lago che sembra diventato caput mundi essendo il più probabile boccone delle destre.

Su questo si spendono in ogni modo, cercando di far rientrare le intemperanze di Forza Italia (non facile però, dopo averli aizzati contro i leghisti), facendo tornare il sereno in Comunità Montana nonostante la figuraccia del dietrofront e pronti a mollare ogni cosa per questo obiettivo, a partire dalla candidatura di Donatella Scaravilli a Valmadrera in favore di Alessandro Leidi, per finire con qualche revisore dei conti. In queste ore le trattative sono interrotte, in attesa di capire cosa deciderà Roberto Gagliardi.

In fondo la sua strategia non è poi così incomprensibile: dopo aver subìto l’annientamento della sua rappresentanza sia in Consiglio Comunale a Lecco che in Consiglio Provinciale che in Comunità Montana, se molla ovunque e fa il bravo tornando in coalizione, il suo incasso politico sarà davvero risibile (si parla della riconferma di Fabio Tamandi assessore a Merate in caso di vittoria non scontata di Massimo Panzeri, di un assessore a Oggiono, e del sostegno al sindaco di Airuno che molti pronostici danno per sconfitto). Se invece tiene duro nella sua autonomia, può dimostrare che senza gli azzurri si perde, ed è meglio tornare a valorizzarli. Una strategia che pare sia applicata dagli eredi del Cavaliere anche in molte altre parti d’Italia.

Come finirà? Non ci rimane che aspettare la prossima puntata.
Con una certezza: finché c’è poltrona c’è speranza. Per loro.

Il Lasco