IL POTENZIAMENTO SERVE? A VALMADRERA RIFLESSIONI SU INCENERITORE E RIFIUTI

VALMADRERA – Mercoledì sera presso il centro Fatebenefratelli si è tenuta una serata informativa riguardo all’importante tema dell’inceneritore, della sua reale utilità, e riguardo anche al correlato tema della raccolta differenziata. L’incontro, gestito dall’associazione L’altra via e con la partecipazione del coordinamento lecchese Rifuti Zero, ha avuto la presenza di Mirko Tutino, assessore alle infrastrutture e beni comuni della provincia di Reggio Emilia.

Innanzitutto si è partiti spiegando i motivi della creazione del coordinamento, nato in seguito al potenziamento previsto all’inceneritore di Valmadrera – già discusso in un precedente consiglio comunale. Il coordinamento è contrario al potenziamento dei forni e al teleriscaldamento: la capacità di incenerimento sarebbe già maggiore rispetto al numero dei rifiuti prodotti, e ulteriori potenziamenti sembrano inutili se non dannosi.

Un punto importante è stata la relazione riguardo ai rischi per la salute, soprattutto il rapporto delle emissioni tra caldaie a metano e teleriscaldamento, che in realtà emette molte più tossine – 10 volte tanto – e inquinanti. Senza contare gli effetti collaterali, come il trasporto dei rifiuti che genererebbe un traffico di circa 12mila camion.

L’intervento iniziale si è chiuso con una domanda – “Sono scelte opportune?” – e una citazione di Paul Connett: “Nessun rischio è accettabile se è evitabile”.

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Mirko Tutino ha parlato della esperienza nella provincia di Reggio Emilia, dove si progetta l’autosufficienza. “Il percorso verso l’azzeramento dei rifiuti dev’essere graduale, non si può pensare di disattivare tutti gli inceneritori da un giorno all’altro. Da noi comunque siamo passati da un inceneritore e tre discariche, ad avere solo una discarica”.

Il discorso principale è comunque uno: la variabile economica è fondamentale. Se la raccolta differenziata viene incentivata e contemporaneamente viene disincentivato l’uso dell’inceneritore, forse si può cambiare qualcosa. Il caso di Reggio Emilia ne è un esempio. “Basta sovraccaricare i costi dello smaltimento dei rifiuti, in modo da finanziare quei comuni che adottano il porta a porta (una realtà recente, in Lombardia c’è dagli anni 90, ndr).

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Infine c’è stato tempo per gli interventi del pubblico. Oltre ai soliti interventi del tipo “qui è diverso, cosa ne sa lei?”, non sono mancate le polemiche riguardo all’articolo 33, il cosiddetto “sblocca Italia”, che permette appunto di utilizzare gli inceneritori alla massima capacità. “In realtà c’è un regime di salvaguardia” spiega Tutino. “Secondo il comma 3 si deve attuare una limitazione nel caso ci sia pericolo di inquinamento dell’aria”.