DON GIOVANNI MILANI MEDITA NELLA QUARTA DOMENICA DI PASQUA

Quattro versetti appena, ma tanto densi a presentarci il legame provvidente, tenero e saldo che il Signore Gesù ha con le sue pecore. Se è pur vero che l’allegoria è distante dal nostro vissuto, non ci è così difficile immergerci nella consuetudine della Scrittura con queste immagini di pecore e pastori: qui pastore è Gesù ed è auspicabile che si sia noi le sue pecore. 

Il Signore afferma: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”. Due verbi in relazione: l’ascolto delle pecore ed il conoscere del Signore Gesù: due espressioni da intendere non superficialmente che subito nella loro connessione ci rendono il legame empatico che invita le pecore al seguito: “esse mi seguono”. 

Innanzitutto è l’ascolto cui abbiamo da prestare attenzione noi che siamo inondati di parole e suoni; forse ci aiuta richiamare come nella lingua di Gesù l’ascoltare è parola di maggiore incisività che non nella nostra, infatti nell’ebraico non esiste un verbo obbedire che è invece sostituito dall’ascoltare. 

Del ricorrere dell’altra espressione: il conoscere (“io le conosco”), sappiamo ci voglia dare senso d’attenzione profonda non certo di un solo intendere anagrafico di nomi, ma d’una profondità di relazione che è quella dell’amore di un padre o una madre per il figliuolo e fino d’intimità nuziale. 

La cura del Signore Gesù per i suoi è quella previdente e provvidente del pastore che guida il suo gregge, ancor più, è rapporto d’esperienza intima con il suo gregge, segue infatti il suo comunicare: “io do loro la vita eterna” cioè il suo stesso dono di vita. 

In questo dono di vita saranno sicure: “non andranno perdute in eterno” perché saldamente tenute dal Signore Gesù che le ha avute dal Padre (“nessuno le strapperà dalla mia mano”). 

Il legame profondo con il Padre che il Signore Gesù più volte sottolinea, anche qui: “Io e il padre siamo una cosa sola”, fa ripetere quella sicurezza di rapporto con uguale e rafforzata espressione per essere il Padre “più grande di tutti”, si che “nessuno può strapparle dalla mano del Padre”. 

Le parole di Gesù “ai Giudei” di questa domenica, ci comunicano un fiducioso senso di sicurezza per la nostra vita nel Signore che è insieme di rassicurata tenerezza: ci porta nelle mani, nell’abbraccio del Padre. 

C’è un unico amore che abbraccia il Padre e il Figlio, quello stesso legame d’intensità 

affettuosa avvolge anche il prezioso gregge del Signore Gesù, coinvolge anche noi.

 

Don Giovanni Milani