L’INTERVENTO CRITICO: “LITOTE”,
QUELLA DOPPIA NEGAZIONE
CHE MANIPOLA IL LINGUAGGIO

Ieri sera al telegiornale ho sentito: “la ragazza è risultata non negativa ai test per droga”.
Bastava dire, in modo più chiaro, “positiva”.

L’uso della figura retorica della litote (doppia negazione), spesso utile per aggiungere enfasi o ironia, è diventata parte importante del politically correct, perché permette una formulazione attenuata di un giudizio o di un’idea attraverso la negazione del suo contrario.
Ma spesso complica inutilmente il linguaggio.
Inoltre quando è inutile, è anche volutamente forzata e dannosa.

Le parole esprimono idee, pensieri convinzioni.
La comunicazione non è mai neutra e innocua.

Queste forzature del linguaggio, che producono messaggi volutamente equivoci e che stravolgono o distorcono la realtà, tentano di far passare idee scorrette e pericolose. Gli esempi sono molteplici, basti pensare ai termini con i quali ci si riferisce alla famiglia e al genere.

È il buonismo di moda imposto come atteggiamento corretto, che però distrugge i valori.

George Orwell - Wikipedia
George Orwell, 1903-1950

Il mondo, diviso da sempre tra oppressori ed oppressi, adesso è diviso anche tra manipolatori e manipolati.

Da notare che il gioco della manipolazione è sottile e subdolo, perché i manipolati non sono completamente stupidi e una manipolazione evidente e sfacciata determinerebbe una loro reazione opposta.
La manipolazione quindi è un’arte sottile, fatta di piccole sfumature a volte impercettibili, ma ripetute di continuo, in modo che il manipolato, non accorgendosene, non si senta tale e quindi non si ribelli.
Solo così la manipolazione può aver successo.

Già Orwell aveva individuato i manipolatori del linguaggio in quelli addetti a cancellare le parole; io aggiungo che non solo cancellano le parole ma le sostituiscono con altre, politicamente più corrette.

È l’ipocrisia di non chiamare più le cose con il proprio nome, sperando che in questo modo, cioè non nominandoli con il loro nome corretto, i problemi e anche i reati spariscano d’incanto.

È l’ipocrisia di chi vuole rimane volutamente nel vago, a volte sconfinando impunemente nel falso, per evitare la responsabilità di esprimere il proprio pensiero e con l’obiettivo primario non di dire la verità, ma di non urtare nessuno, soprattutto le minoranze (perché le minoranze sono arroganti e battagliere) .
Ecco che il “buonismo” diventa pericoloso, diventa quindi un buonismo negativo (per inciso “buonismo negativo” è un ossimoro, un’altra figura retorica che consiste nell’unione sintattica di due termini contraddittori).

Il linguaggio dovrebbe essere semplice e chiaro, leale e preciso.

Nel Vangelo di Matteo (Mt 5, 17-37) c’è scritto: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal Maligno” e il Maligno, con la emme maiuscola, non è il tumore.

Giorgio M. Baratelli
Chirurgo senologo